Di Piètro, Antònio
magistrato e uomo politico italiano (Montenero di Bisaccia, Campobasso, 1950). Divenuto nel 1980 funzionario di polizia, l'anno seguente entrava in magistratura. Giunto nel 1985 alla procura della Repubblica di Milano come sostituto procuratore, Di Pietro si specializzava nei reati contro la pubblica amministrazione. Da una sua indagine, nel 1992, prendeva il via la famosa inchiesta “mani pulite” che avrebbe finito per coinvolgere quasi tutti i vertici dei partiti di governo accusati da Di Pietro di finanziamenti illeciti quando non di vera e propria corruzione. Lasciata la magistratura nel 1994, a seguito delle accese polemiche sul suo operato, continuate, peraltro, anche dopo le sue dimissioni. Nel 1996, con il governo Prodi, diventava ministro dei Lavori Pubblici, carica che tuttavia abbandonava dopo pochi mesi. Eletto senatore nel 1997, l'anno successivo creava “L'Italia dei valori”, un movimento trasversale interno all'Ulivo che si prefiggeva come primo obiettivo la raccolta autonoma delle firme in favore del referendum contro la quota proporzionale. Nel 1999 confluiva nei Democratici di Prodi, da cui veniva espulso nel 2000 per aver rifiutato di sostenere il governo Amato. Nel 2001 si presentava alle elezioni con la lista L'Italia dei valori, ma non raggiungeva il quorum; nel 2004 partecipava alle elezioni europee con la lista Di Pietro-Occhetto-Società civile. Nel 2006 si presentava alle legislative con la lista L'Italia dei valori, nell'ambito del centro-sinistra, e otteneva il 2,3% alla Camera e il 2,9% al Senato. In seguito alla vittoria della sua coalizione alle elezioni, veniva nominato ministro delle infrastrutture, incarico che lasciava nel 2008. Alle elezioni politiche del 2013 non veniva rieletto in parlamento.