De Valera, Eamon
statista irlandese (New York 1882-Dublino 1975). Appartenne ai volontari d'Irlanda e prese parte all'insurrezione di Dublino del 1916. Condannato a morte, fu poi amnistiato. Eletto presidente del Partito nazionalista irlandese Sinn Fein (Noi stessi), fu arrestato, ma fuggì dal carcere (1919) e riparò negli Stati Uniti, dove raccolse fondi per la causa d'Irlanda. Concluso nel 1921 il trattato di pace con la Gran Bretagna, si schierò contro la sua approvazione, non ammettendo il giuramento di fedeltà alla corona britannica. Il Dáil Èireann (Camera dei Rappresentanti) ratificò il trattato e De Valera appoggiò la resistenza repubblicana nella guerra civile che seguì, fondando nel 1923 un partito repubblicano d'opposizione. Nel 1927 fu a capo del nuovo partito estremista, il Fianna Fáil (Feniani d'Irlanda), che nel 1932 vinse le elezioni: De Valera, a capo del nuovo governo, iniziò una politica di rottura con la Gran Bretagna che si tradusse in una guerra economica. Il consenso del Paese alla sua politica fu pressoché totale (a lui spetta tra gli altri il merito d'aver proclamato la neutralità dell'Irlanda durante la seconda guerra mondiale), consentendogli di restare a capo del governo fino al 1948. Ritornato al potere nel 1951, veniva nuovamente battuto nel 1954. Asserendo la necessità di un forte governo monocolore, nel marzo 1957 riusciva a formare un nuovo ministero composto prevalentemente dai compagni della lotta per l'indipendenza. Eletto presidente della Repubblica nel 1959, venne riconfermato nelle elezioni del 1966 e rimase in carica fino alla fine del mandato (1973).