De Gaulle, Charles-André-Joseph-Marie
Indicegenerale e statista francese (Lilla 1890-Colombey-les-Deux-Églises 1970). Uscito dalla scuola militare di Saint-Cyr, cominciò la carriera (1913) agli ordini del colonnello Pétain. Ferito a Verdun nel 1916, fu prigioniero dei Tedeschi sino alla fine della guerra. Nel 1920 partecipò alla campagna di Polonia contro i bolscevichi. Nel 1921 insegnò storia militare a Saint-Cyr, nel 1925 fu ufficiale dello Stato Maggiore del maresciallo Pétain e dal 1929 al 1931 fu inviato in Libano. Alcuni suoi scritti, in cui propugnava un esercito di professione e una strategia basata sulla mobilità dei mezzi corazzati e sull'aviazione piuttosto che su rigide linee fortificate, lo posero in conflitto con gli alti comandi: nel 1936 abbandonò il Consiglio superiore di guerra di cui era segretario dal 1932. Colonnello allo scoppio della II guerra mondiale, riportò significativi successi al comando di una divisione corazzata e nel maggio 1940 fu promosso generale. Il 6 giugno ricoprì nel governo Reynaud la sua prima carica politica: come sottosegretario di Stato alla Guerra si incontrò a Londra con Churchill. Quando il nuovo gabinetto Pétain concluse l'armistizio con la Germania, riparò a Londra e il 18 giugno 1940 trasmise per radio ai Francesi l'appello che diede inizio al primo movimento europeo di resistenza. Comandante delle forze francesi libere, poi capo del Comitato nazionale di Londra, nel giugno 1943 divenne presidente del Comitato francese di liberazione nazionale di Algeri, che fungeva da governo provvisorio della Francia libera. Dopo la liberazione del territorio francese, il 26 agosto 1944 entrò a Parigi, continuando a reggere un governo di ricostruzione nazionale appoggiato da tutti i partiti della Resistenza fino al 1946. Oppostosi alla costituzione della IV Repubblica approvata dal referendum dell'ottobre 1946, nell'aprile 1947 diede vita al Rassemblement du Peuple Français, raccogliendo forze eterogenee all'insegna di un nazionalismo anticomunista e avverso alla debolezza del sistema parlamentare: nonostante i successi elettorali del 1947 e del 1951, esso fu sciolto dallo stesso De Gaulle, che si ritirò a vita privata. Quando l'acutizzarsi della questione algerina e il colpo di mano del generale Massu posero la IV Repubblica di fronte allo spettro della guerra civile, De Gaulle apparve la personalità capace di realizzare l'unità dei Francesi restaurando l'autorità dello Stato: il 1º giugno 1958 l'Assemblea nazionale gli conferì pieni poteri per sei mesi. Nel settembre venne approvata una nuova Costituzione in base al referendum svoltosi in Francia e nei territori d'oltremare, e a dicembre De Gaulle, dopo l'affermazione elettorale della sua Unione per la Nuova Repubblica, fu eletto presidente della V Repubblica. Trattative col governo provvisorio algerino condussero, contro la violenta resistenza dell'OAS, al riconoscimento dell'indipendenza algerina (luglio 1962). Una riforma costituzionale in ottobre accrebbe il potere personale del capo dello Stato, affidando l'elezione presidenziale al suffragio universale diretto. Mentre all'interno si realizzava un accentramento del potere, la politica estera era caratterizzata da una ricerca di prestigio e di indipendenza sul terreno diplomatico (riconoscimento della Cina Popolare, patto bilaterale con la Repubblica Federale di Germania) e militare (volontà, ribadita, di dare alla Francia una forza atomica, la force de frappe), dando luogo a contrasti in seno al MEC e alla NATO (1963: veto all'ingresso della Gran Bretagna nel MEC; 1966: uscita della Francia dalla NATO). Si accentuava soprattutto la concorrenza con gli USA verso i Paesi del Terzo Mondo, dei quali si favoriva lo spirito d'indipendenza, ma in funzione dell'espansione dei monopoli francesi. Nel 1965 De Gaulle venne rieletto presidente dopo un ballottaggio con Mitterrand, candidato delle sinistre. Mentre il 1967 vedeva una ripresa elettorale delle sinistre, il 1968 era caratterizzato dall'esplosione della rivolta studentesca, seguita da imponenti agitazioni operaie che parvero segnare la fine del regime. L'incertezza della sinistra parlamentare e la decisa azione di De Gaulle, pronto all'alleanza con le forze più reazionarie e all'uso senza scrupoli dell'esercito, salvarono il regime personale del generale, riconfermato da elezioni svolte in clima di paura della guerra civile (giugno). Nell'aprile 1969, bocciate da un referendum le sue proposte di riforma regionale e abolizione del Senato, si ritirò dalla vita pubblica. § Le sue qualità di prosatore efficace, già evidenti nelle opere di tecnica militare (Le fil de l'épée, 1932; Vers l'armée de métier, 1938), si sono affermate nei lavori della maturità, rivelando uno scrittore di stampo classico, aristocraticamente sobrio: Mémoires de guerre (1954-59) e Mémoires d'espoir (1970), il cui secondo volume, L'effort, è uscito postumo (1971). Nel 1972 sono apparse le Œuvres complètes (21 vol.).
Bibliografia
R. Aron, Immuable et changeante. De la IVe à la V, Parigi, 1959; G. Bonheur, Charles de Gaulle, Parigi, 1959; A. Andersch, La notte della giraffa, Milano, 1960; R. Aron, Nouveaux grands dossiers de l'histoire contemporaine, Parigi, 1963; U. La Malfa, Contro l'Europa di De Gaulle, Milano, 1964; J. Lacouture, De Gaulle, Parigi, 1965; E. Jouve, Le général De Gaulle et la construction de l'Europe (1940-1966), Parigi, 1967; A. Werth, Repubblica di un uomo, Milano, 1967; P. Galante, Le Général, Parigi, 1968; B. Crozier, De Gaulle: the Warrior, Londra, 1973; J. Boly, De Gaulle écrivain, Parigi, 1978; Bibliographie internationale sur Charles de Gaulle (1940-1981), Parigi, 1981; R. Debray, A domani, presidente. De Gaulle, la sinistra e la Francia, Venezia, 1991.