Davis, Jack
poeta australiano (Perth 1917-2000). Nato in una famiglia mista e membro di una tribù aborigena, dopo anni di duro lavoro come guardiano di bestiame, che gli permettono di rendersi conto di persona delle ingiustizie e delle sofferenze che costituiscono la realtà quotidiana della vita degli aborigeni, Davis rientra a Perth e inizia una rabbiosa e tenace battaglia in difesa dei legittimi abitanti del continente. Direttore di associazioni per la difesa della cultura autoctona, Davis esprime nelle sue raccolte poetiche (The First Born and Other Poems, 1970, Il primogenito e altre poesie; Jagaroo: Poems from Aboriginal Australia, 1978, Jagaroo: poesie dall'Australia degli aborigeni) il suo toccante rammarico per il passato e la sua veemente protesta per le ingiustizie del presente. Nostalgico cri de cœur per le sofferenze della “orgogliosa razza scura”, l'opera di Davis è una suggestiva eco del senso di dolore e di perdita, così intensi nella cultura aborigena calpestata e sconfitta. Nella commedia Kullak (1979), egli ripercorre 150 anni di storia dei contatti tra aborigeni ed europei dell'Australia occidentale, con lampi di nostalgia e di lirismo per il tempo che fu. Si tratta di un lavoro originale, che unisce poesia popolare, canzoni, musica, danza e pantomima. The Dreamers (1973; I sognatori), narra della triste vicenda urbana di una famiglia aborigena sradicata e alienata, in cui il padre è l'unico a conservare la memoria della vita nella selva. Tra le pubblicazioni successive, da segnalare, oltre a No Sugar (1986; Niente zucchero) e Black Life Poems (1992; Poesie di vita nera), i tre racconti A Boy's Life (1991; Una vita di ragazzo), In our Town (1992; Nella nostra città) e Moorli and the Leprechaun (1994; Moorli e il Leprechaun). Dense di coraggio civile, le opere drammatiche di Davis sono scritte in una sorta di patois aborigeno, una specie di inglese modificato, che incorpora molte parole della lingua locale, il nioongah o bibbulmun.