Castelvètro, Lodovico
letterato e grammatico italiano (Modena 1505-Chiavenna 1571). Studiò a Bologna, Ferrara e Padova; dal 1532 al 1557 tenne la cattedra di diritto a Modena, dove Panfilo Sassi lo avviò allo studio delle lettere. Dottissimo e acuto, ma assai polemico, nel 1553 diede inizio a una famosa e aspra contesa con Annibale Caro, che coinvolse amici dell'uno e dell'altro e che fu causa dell'uccisione di Alberico Longo, amico di Caro. Castelvetro venne accusato dell'assassinio e di eresia (1557) dall'Inquisizione e fu costretto a fuggire prima a Lione, poi a Ginevra, a Vienna (presso Massimiliano II) e infine a Chiavenna, dove insegnò greco e latino. La sua fama rimane legata, soprattutto, alla Poetica di Aristotele vulgarizzata et sposta per Lodovico Castelvetro (1570), primo importante contributo critico all'opera del filosofo greco. Tra le altre opere: il Commento alle Rime del Petrarca (terminato nel 1545 ma pubblicato postumo nel 1582); una Sposizione di XXIX canti della “Commedia”; la Giunta fatta al Ragionamento degli articoli et de' verbi di messer Pietro Bembo (1549-63), dove è acutamente spiegata l'evoluzione dell'italiano dalla trasformazione del latino.