Capri (isola)
Indice
Capri. Veduta di Capri dal Belvedere del Cannone.
De Agostini Picture Library/S. Vannini
Capri. Un tratto della costa presso la Grotta di Matromania.
De Agostini Picture Library/G. Roli
Generalità
"Vedi cartina geografica vol. V, pag. 403" "Per la cartina geografica vedi il lemma del 5° volume." isola (superficie 10,4 km²) del mar Tirreno, nell'Arcipelago Campano, situata nella sezione meridionale del golfo di Napoli, a 5 km a W dalla Penisola Sorrentina, dalla quale è separata dallo stretto di Bocca Piccola; è amministrativamente divisa nei due comuni di Capri e Anacapri (provincia di Napoli). Costituita prevalentemente da dolomie calcaree non stratificate, ricoperte da depositi piroclastici (tufi, pozzolane) provenienti, per trasporto eolico, dai vulcani circostanti, l'isola emerge alta sul mare e consta morfologicamente di due altopiani, uno occidentale (o di Anacapri), culminante nei 589 m del monte Solaro (il punto più elevato dell'isola), e uno orientale (monte Tiberio, 334 m), collegati da un'insellatura centrale. La costa, in gran parte alta e dirupata, è ricca di grotte (Azzurra, Verde, Bianca ecc.) celebrate per la loro bellezza ed è fronteggiata, a SE, dai famosi scogli detti “i Faraglioni”. Il clima, salubre e gradevole, è caldo-ventilato e moderatamente secco; ricchissima è la flora, che conta oltre 800 specie. Risorse economiche sono l'agricoltura (agrumi, olive, ortaggi, frutta e uva da vino), la pesca, l'artigianato, ma soprattutto il turismo, che fa di Capri, dotata di un'ottima attrezzatura ricettiva, una delle più famose e frequentate mete internazionali. L'isola è collegata a Napoli e agli altri centri del golfo da aliscafi e motonavi; vi si trova anche un eliporto. Priva di sorgenti di acqua dolce, è rifornita da navi cisterna.
Archeologia
Nel corso di lavori edilizi furono rinvenuti, nel 1901 e, successivamente, nel 1904, strumenti litici del Paleolitico inferiore, tipologicamente riferibili a una fase dell'Acheuleano medio-superiore. La fauna pleistocenica rinvenuta prevalentemente alla base dello stesso livello di argilla rossa, caratterizzata tra l'altro da elefante, rinoceronte, ippopotamo, cinghiale, cervo e orso, secondo alcuni autori non sarebbe direttamente associata ai manufatti acheuleani, ma dovrebbe ritenersi di età più antica. È detto “stile di Capri” (o di “Capri-Matera”) quello di una ceramica neolitica dipinta, rinvenuta nella grotta delle Felci. Della città greca rimangono avanzi delle mura dell'acropoli, ma più importanti sono i monumenti romani. Tiberio vi trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita (27-37), costruendovi dodici ville (ciascuna dedicata a una divinità), di cui la più importante tra quelle superstiti è la villa Jovis, su una rupe a picco, con gli edifici disposti su vari piani raccordati da scale. Abbastanza conservata è anche la villa di Damecuta, oltre Anacapri. Numerose sono le grotte naturali, trasformate in ninfei (tra cui la famosa Grotta Azzurra), un tempo decorate con stucchi, mosaici e statue.
G. Kyrle, Le grotte dell'isola di Capri, in “L'Universo”, Firenze, 1946 e 1947; E. Cerio, Capri, Napoli, 1950; R. Pane, Capri, Venezia, 1954; A. Maiuri, Capri. Storia e monumenti, Roma, 1956; G. Cantone, B. Fiorentino, G. Sarniella, Capri. La città e la terra, Napoli, 1982.