Brandes, Georg Morris Cohen
critico e letterato danese (Copenaghen 1842-1927). Sapientemente corrosivo, raffinato, si formò al pensiero filosofico di Hegel; conobbe lo psicologismo di Sainte-Beuve e fece suo il metodo critico di Taine. Su quest'ultimo discusse la sua tesi di dottorato, L'estetica francese ai nostri giorni (1870). Precedentemente kierkegaardiano, poi aspramente critico nei confronti del cristianesimo, pubblicò Del dualismo nella nostra recente filosofia (1866) in cui positivismo e utilitarismo agiscono come necessario superamento dei tradizionali motivi romantici. È di questo periodo la traduzione di scritti (La soggezione delle donne, 1869) di Stuart Mill, che conobbe personalmente durante i suoi viaggi per tutta l'Europa. Nel 1871 tornò in patria e iniziò presso l'Università di Copenaghen un ciclo di lezioni sulla letteratura del sec. XIX, attirando l'attenzione dei giovani che da allora lo tennero come vero e proprio capo spirituale. Det njttende Aarhundrede (1874-78; Il diciannovesimo secolo), la rivista da lui diretta con il fratello Carl, fece grande rumore. Qualche anno prima aveva iniziato diverse opere destinate a restare fondamentali, tra le quali Correnti principali nella letteratura del XIX secolo (6 vol., 1872-90) e Poeti danesi (1877). Autore fra l'altro, di biografie romanzate (Shakespeare, 1895; Goethe, 1915; Voltaire, 1917; Buonarroti, 1921), seppe soprattutto superare la morale romantica in nome di un razionalismo innovatore e di ricerca, riuscendo a stimolare artisti come Ibsen e Strindberg.