Berry, Jean di Valois, duca di-
principe francese (Vincennes 1340-Parigi 1416). Terzogenito di Giovanni II di Francia, partecipò alla battaglia di Poitiers (1356). Luogotenente per il fratello Carlo V dei territori oltre la Loira, nel 1360 scambiò la contea di Poitiers con i ducati di Alvernia e Berry e, inviato come ostaggio in Inghilterra, vi rimase fino al 1367. Alla morte di Carlo V (1380) fece parte con i fratelli della reggenza per Carlo VII, reprimendo duramente le rivolte contadine in Linguadoca. Fece alcune spedizioni in Normandia (1383-87) ed ebbe una certa influenza a corte quando, nel 1392, il re impazzì. Nel 1407, dopo l'assassinio di Luigi I di Valois, duca d'Orléans, si adoperò per pacificare gli animi; nel 1410 si schierò con il partito degli Armagnacchi. Nel 1412 trattò una tregua con gli Inglesi e, l'anno successivo, fu nominato capitano di Parigi. § Mecenate e collezionista, radunò un'immensa collezione di dipinti, manoscritti, gioielli, arazzi, costituita in parte con opere degli artisti al suo servizio (A. Beauneveu, P. J. H. de Limbourg, J. de Hesdin), in parte con doni ricevuti e oggetti da lui stesso acquistati. Il nucleo più cospicuo della raccolta era quello dei manoscritti miniati, tra cui molti libri d'ore. I più celebri di tutti furono: Les très belles heures de Notre Dame, eseguito tra il 1384 e il 1409 e ora conservato in parte a Parigi e in parte a Torino, Les belles heures, eseguito verso il 1409, ora a New York, Les petites heures, eseguito prima del 1388 e ora a Parigi; ma il più straordinario di tutti è il manoscritto detto de Les très riches heures du duc de Berry. Lo commissionò verso il 1413 a Paul de Limbourg che vi lavorò alla decorazione con i fratelli Herman e Jean. La morte del duca (1416) e dei fratelli de Limbourg lasciò la decorazione incompleta. La terminò, per Carlo I di Savoia e Bianca del Monferrato, Jean Colombe verso il 1485. Il manoscritto è uno dei più alti capolavori dell'arte della miniatura e senz'altro il capolavoro dei de Limbourg. Dopo essere stato nei secoli passati in possesso di bibliofili di vari Paesi d'Europa (alla fine del sec. XIX era in Italia), dal 1897 è conservato al Museo Condé a Chantilly (Parigi).