Bartók, Béla
IndiceBiografia
Musicista ungherese (Nagyszentmiklós, oggi Sânnicolaul-Mare, 1881-New York 1945). Alternando a un'intensa attività didattica (Conservatorio Franz Liszt di Budapest, Columbia University e lezioni private) e concertistica e alla composizione frequenti viaggi con lo scopo di raccogliere canti popolari, ha svolto una vasta mole di lavoro che, unitamente alla sua straordinaria personalità, alla novità del suo insegnamento, al rigore scientifico del metodo della raccolta e dell'elaborazione del materiale folcloristico, e in primo luogo alla qualità delle sue composizioni, gli ha assicurato un posto preminente nella vita musicale ungherese ed europea nella prima metà del Novecento. Famoso concertista fin dalla gioventù in patria e all'estero, Bartók si è poi esibito in duo pianistico con la seconda moglie Ditta Pásztory. Come insegnante di pianoforte ha compilato una Scuola (in collaborazione con Reschofsky) e una raccolta di un'ottantina di pezzi Per bambini (1908-09, revisione 1945), contenente il meglio del tesoro folcloristico da lui raccolto (lo stesso dicasi dei 44 duetti per violino). Infine coi 143 pezzi compresi nei sei fascicoli del Mikrokosmos, Bartók intendeva educare gli alunni non solo nel senso di un graduale addestramento tecnico, ma anche in quello di un'apertura sempre più larga alla conoscenza di stili e modi espressivi sempre più vari.
Gli studi
Come musicologo Bartók, da solo e in compagnia di Z. Kodály, si è dedicato dapprima alla raccolta del solo materiale musicale folcloristico ungherese, estendendo ben presto le ricerche al folclore anche slovacco, romeno, iugoslavo, turco e arabo. Numerosi volumi di elaborazione scientifica di tale materiale sono stati pubblicati ancora vivente Bartók, altri poco dopo la sua morte, mentre è ancora in corso la pubblicazione, per opera degli alunni e dei seguaci, presso l'Accademia d'Ungheria, di molta altra parte del ricchissimo materiale ungherese raccolto. Se la canzone popolare di tante nazioni è debitrice verso Bartók della sua sopravvivenza, a sua volta Bartók è debitore alla canzone popolare del suo linguaggio di compositore, come egli stesso ha illustrato: “La conoscenza della musica dei contadini è stata per me di importanza straordinaria, perché mi ha reso possibile una completa liberazione dal predominio delle scale maggiori e minori. La parte più ricca e più preziosa del tesoro melodico raccolto risulta costruita negli antichi modi ecclesiastici, greci e ancora più antichi (pentatonici)...”. Dalla canzone popolare Bartók imparò anche numerosi moduli ritmici, che lo aiutarono a superare gli influssi iniziali di Brahms, Dohnányi, R. Strauss, Liszt e Debussy.
Le composizioni
Bartók compose tre pezzi teatrali: l'opera Il castello del principe Barbablù (1918), il balletto Il principe scolpito in legno (1917) e la pantomima Il mandarino meraviglioso (1925). Principali opere orchestrali: sette concerti (tre per pianoforte, due per violino, uno per viola e uno per orchestra sola), due suites, una rapsodia per pianoforte, un poema sinfonico (Kossuth), due ritratti, due quadri, Scene ungheresi, Divertimento per orchestra d'archi, Musica per archi, celesta e percussione. Musica da camera: sonate e rapsodie per violino e pianoforte, per violoncello e pianoforte, il trio Contrasts, sei quartetti per archi, la Sonata per due pianoforti e percussione. Musica corale con e senza accompagnamento: la Cantata profana e numerose trascrizioni di canti popolari. Musica strumentale: Sonata per violino solo, Quattro pezzi, Quattordici bagattelle, Suites, Improvvisazioni, Burlesche, Nenie, Elegie; le raccolte Quindici canti contadini ungheresi, Danze popolari romene, Dieci pezzi facili, Nove piccoli pezzi, e poi ancora una Piccola suite, una Sonata, una Sonatina, i cinque pezzi per pianoforte di All'aperto (ciclo in cui La musica della notte, accanto al tempo lento della Musica per archi e ai quartetti, rivela l'altra grande fonte di ispirazione bartokiana: lo studio dei rumori della natura e le ricerche timbriche per esprimerli col linguaggio della musica).
Le lettere
Per la conoscenza del Bartók uomo le sue Lettere danno un quadro suggestivo ma non completo. La comunicativa della gioventù si trasforma nelle lettere dell'età matura in laconicità, l'estroversa sincerità in pudico ritegno. Incapace di compromessi, Bartók da nazionalista romantico diventa fautore di fratellanza fra tutti i popoli. Quando davanti al dilagare del nazismo sceglie l'esilio in America, tornano nelle sue composizioni stilemi e reminiscenze che parlano della struggente nostalgia per la terra natale. Nel campo religioso si hanno documenti scritti solo sull'ostentato materialismo del Bartók giovane in alcune lettere d'amore e, più tardi, una comunicazione non approfondita che rivela la sua adesione alla setta protestante dei battisti; ma il ricorrere insistito nell'indicazione dei tempi lenti delle opere tarde e dell'aggettivo “religioso” autorizza a supporre che anche in questo campo il pensiero di Bartók abbia subito una notevole evoluzione.
Bibliografia
B. Rondi, Bartók (con prefaz. di F. D'Amico), Roma, 1950; M. Mila, La natura e il mistero nell'arte di Béla Bartók, in “Chigiana”, Firenze, 1965; F. Masotti, Bartók e la didattica musicale, Milano, 1983.