Ausònio, Dècimo Magno
(latino Decímus Magnus Ausoníus), poeta della tarda latinità (Burdigala, odierna Bordeaux, ca. 310-dopo il 393). Professore di retorica prima a Tolosa e poi nella città natale, nel 365 fu chiamato dall'imperatore Valentiniano I alla corte di Treviri come precettore di Graziano che, divenuto imperatore, lo nominò console per l'anno 379. Morto Graziano nel 383, Ausonio si ritirò nella sua città. Fu cristiano, ma la sua cultura e la maggior parte della sua opera sono di ispirazione profana: di argomento cristiano sono solo pochi carmi, come i Versus Paschales, che chiudono gli Epigrammi, e un'orazione che fa parte dell'Ephemeris. Tra la sua vasta produzione, in massima parte in versi, alita un soffio di poesia nella raccolta intitolata Bissula, dal nome della schiava germanica teneramente amata da Ausonio, e nella Mosella, vivida descrizione del paesaggio lungo le rive di questo fiume. Hanno valore di testimonianze sulla vita e l'ambiente del poeta le Lettere, per lo più in versi; l'Ephemeris, otto carmi sulle occupazioni della giornata; i Parentalia, 30 epigrammi per i morti della famiglia di Ausonio; la Commemoratio professorum Burdigalensium, che rievoca i maestri di Burdigala; gli Epigrammi. Il resto è solo poesia di scuola e saggio dell'educazione retorica di Ausonio: le artificiose poesiole del Technopaegnion; il Cupido cruciatus, che descrive Cupido torturato da eroine che soffrono per amore; gli Epitaphia, per gli eroi che combatterono a Troia; le Eclogae, su temi eruditi e filosofici. Caratteristico è il Centone nuziale, un mosaico di frasi virgiliane piegate a significare i momenti della festa nuziale fino a toccare punte di sfrenata lubricità.