Asperger, sìndrome di-

Disturbo dello sviluppo caratterizzato da marcate difficoltà nelle interazioni sociali e da comportamenti ripetitivi che, a partire dal 2013, viene ricondotto ai disturbi dello spettro autistico. La sindrome prende il nome dal pediatra austriaco Hans Asperger che nel 1944 ne descrisse le principali linee. I primi segnali si manifestano solitamente intorno ai 2 anni di vita e in genere perdurano per tutta l'esistenza, anche se in una buona percentuale di casi tendono ad attenuarsi con il passare del tempo. A differenza dell’autismo, non implica ritardi sul piano dello sviluppo linguistico e cognitivo. Sotto il profilo diagnostico si rivela attraverso una serie di manifestazioni: difficoltà nei rapporti sociali e nello sviluppo dei comportamenti non verbali (per esempio, il non riuscire a guardare negli occhi una persona), mancanza di empatia e reciprocità sociale ed emotiva anche in riferimento a interessi specifici, rigida e reiterata aderenza a rituali e comportamenti stereotipati, interesse ossessivo per oggetti o parti di essi. I soggetti affetti da Asperger possono, per esempio, impegnarsi in una conversazione unilaterale o in un discorso su un argomento preferito, ma faticano a comprendere o riconoscere i sentimenti e le reazioni di chi li ascolta. Spesso prolissi, cambiano bruscamente argomento e sono soliti interpretare in modo letterale le parole degli interlocutori, anche quando questi ultimi utilizzano un linguaggio figurato. La causa della sindrome è ignota ma, nonostante le diverse teorie a riguardo, la maggioranza degli studiosi propende per una eziologia legata a fattori ereditari. Se da un lato, nel 2015 una stima ha valutato in 37,2 milioni le persone al mondo affette da sindrome di Asperger, va sottolineato che proprio nell’ultimo decennio alcuni studi hanno evidenziato una tendenza a sovrastimare il fenomeno, a cui non di rado sono associati bambini di intelligenza normale, non autistici, ma con difficoltà sul piano delle relazioni sociali.