Alfonsín, Raúl
uomo politico argentino (Chascomús, Buenos Aires, 1926-Buenos Aires 2009). Iniziò in giovane età l'attività politica nel partito radicale, diventando deputato nazionale nel 1963. Nel 1966 fondò una nuova corrente nel partito, tesa ad ammodernarne le concezioni, avvicinandolo alle socialdemocrazie europee. Ebbe successo e fu eletto segretario generale del partito. Nel novembre 1983 vinse le elezioni presidenziali come candidato radicale, interrompendo il trentennale predominio del peronismo. Dopo l'insediamento alla presidenza (15 dicembre 1983) vide fallire il suo tentativo di risanamento del Paese, stretto tra l'opposizione sindacale peronista e l'ostilità degli ambienti militari che non gli perdonavano di aver mandato sotto processo alcuni generali. Riuscì a resistere a vari tentativi golpisti, ma non alla forte opposizione sociale insofferente al programma di austerità basato su drastici tagli ai consumi, in particolare a quelli energetici. Fu, quindi, costretto a cedere il passo al vincitore delle elezioni, il peronista C. Menem, addirittura alcuni mesi prima della scadenza naturale del suo mandato. Non abbandonò, comunque, l'agone politico, divenendo il leader dell'Unione Civica Radicale e in questa veste sottoscrisse nel 1993 con il presidente Menem un ‘‘patto democratico'' che fu alla base della nuova costituzione argentina votata nel 1994. Nel novembre 1995 lasciò la guida dell'Unione Civica Radicale a Rodolfo Terragno.