Albani, Còlli-

gruppo di rilievi collinari del Laziocentromerdionale (provincia di Roma), che si innalzano a SE di Roma raccordandosi a NE ai monti Prenestini e a SE ai Lepini, mentre dagli altri lati si infossano nella Campagna Romana. Rappresentano l'apparato vulcanico meglio conservato del Lazio, attivo sino alla fine del Pleistocene. Constano di una grande cinta esterna, orlo di un cratere del diametro di oltre 10 km (monte Peschio, 939 m; Maschio d'Ariano, 891 m), e di un cono centrale, il cui cratere ha un diametro di ca. 2,5 km (Maschio delle Faete, 956 m; monte Cavo, 949 m). L'atrio racchiuso fra la cerchia esterna e il cratere centrale è stato colmato da detriti vulcanici e altri materiali sedimentari che lo hanno trasformato in un'area quasi pianeggiante (Pratone di Nemi, Vivaro), il cui punto più depresso era un tempo occupato dal lago della Doganella; all'interno del cratere centrale si estendono i Campi di Annibale, formati da scorie e detriti provenienti dalle pareti circostanti. Lungo la cerchia esterna (ben conservata a NE e a E) si trovano, nel tratto sudoccidentale, alcuni crateri, fra cui quelli che ospitano i laghi di Albano e di Nemi e la valle Ariccia. Le rocce che costituiscono i Colli Albani sono prevalentemente tufi leucitici, tufi litoidi (fra i quali il peperino, largamente usato a Roma come materiale da costruzione), pozzolane, lave leucitiche. Un tempo rivestiti di boschi e macchie, che ancora si incontrano alle altitudini maggiori, i rilievi sono oggi coperti da colture (di ortaggi, olivo, e in particolare quella della vite, da cui si ricavano vini pregiati). L'insediamento umano si è localizzato soprattutto sulle pendici esterne dei rilievi, attratto dalle migliori condizioni climatiche e favorito da più efficienti comunicazioni (fra le altre arterie, la SS 7 via Appia). Il territorio dei Colli Albani è in gran parte compreso nel Parco Naturale dei Castelli Romani. § Oltre a qualche manufatto paleolitico rinvenuto sporadicamente in numerose località attorno ai laghi di Albano, Nemi e a quello prosciugato di Ariccia, sono stati individuati resti di abitati e numerose necropoli di tombe a incinerazione e a inumazione della prima Età del Ferro, con deposizioni in fosse, in dolii o in urne a capanna.

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