La situazione italiana
Introduzione
In Italia ancora nel 1871, cioè dieci anni dopo l'unità, gli analfabeti rappresentavano il 68,8% della popolazione superiore ai sei anni di età. Per decenni l'analfabetismo ha rappresentato un serio problema nazionale, anche se la legge Coppino prima (1887) e la legge Orlando poi (1904) ribadirono l'obbligo scolastico. Ancora agli inizi del '900 il fenomeno riguardava quasi la metà della popolazione superiore ai sei anni d'età ed era prevalentemente radicato al sud della penisola: l'analfabetismo continuò a rappresentare per decenni una delle maggiori piaghe sociali del paese, particolarmente nelle aree meno sviluppate del Mezzogiorno. Mentre infatti il tasso di scolarità nel Nord raggiungeva il 96% e nel Centro l'88%, nel Meridione la percentuale si fermava al 62% e nelle Isole al 58%. Nonostante il fenomeno si sia lentamente estinto, le differenze regionali permangono: ancora nel 1981, infatti, all'1% di analfabeti in Piemonte e Veneto si contrappongono il 6,1% di analfabeti in Sicilia e il 9,6% in Calabria.
Nel tempo si è assistito a un'evoluzione delle modalità di intervento pubblico per salvaguardare l'istruzione elementare: si è passati dalla semplice imposizione di sanzioni ai contravventori ad azioni nei confronti dei più poveri (patronati scolastici ecc.) a interventi mirati a tutti gli studenti indipendentemente dal reddito (per esempio, i libri gratuiti a tutti i bambini della scuola elementare).
Si può propriamente parlare di scolarizzazione di massa in Italia solo a partire dagli anni '50 e '60. Relativamente alla massificazione dell'istruzione secondaria, invece, bisogna aspettare la fine del decennio seguente: tra il 1961 e il 1981 si assiste a un notevolissimo aumento nella frequenza all'istruzione media superiore (si passa infatti dal 21,3% al 51,7% del totale della popolazione in età corrispondente). L'aumento degli iscritti nella secondaria superiore ha comportato una redistribuzione della popolazione scolastica, che si è riversata non tanto sui licei classici, ma in parte sul liceo scientifico e in maniera considerevole sugli istituti tecnici e professionali.