Letteratura nell'età della Riforma

Tra umanesimo e Riforma

I frutti più alti dell'umanesimo giunsero indubbiamente con Erasmo da Rotterdam, cioè nell'epoca contrassegnata dall'evento inaugurale della Riforma e, correlativamente, da una letteratura che veniva riflettendo la consapevolezza nazionale appena maturata alla luce sia delle prime prove della storiografia, sia della ricca messe della pubblicistica politico-confessionale. Accanto al grande umanista di Rotterdam, che rappresenta per più versi una figura isolata, sono da menzionare almeno due altri esponenti di spicco: Reuchlin e Hutten.

Erasmo

Seppure non redasse opere in lingua tedesca, Erasmo da Rotterdam, nome umanistico di Geert Geertsz (Rotterdam 1466?-Basilea 1536), fu il massimo umanista del mondo germanico. Orfano all'età di 14 anni e cresciuto sotto l'influenza della devotio moderna, entrò negli agostiniani di Steyn (1487) e fu ordinato sacerdote (1492). Dopo un soggiorno a Parigi, nel 1499 si recò in Inghilterra, dove entrò in contatto con l'umanesimo cristiano di Tommaso Moro e Giovanni Fisher, che indicandogli la strada della Bibbia e dei padri della Chiesa ispirarono l'Enchiridion militis christiani (1503), nel quale Erasmo proponeva la perfezione cristiana come ideale comune e non esclusiva prerogativa di clero e monaci. Nell'edizione del 1518 dell'Enchiridion, Erasmo, divenuto una delle figure centrali della cultura europea e convinto della necessità di un profondo rinnovamento della vita religiosa, approfondì le sue concezioni religiose e umanistiche: cristianesimo come fedeltà allo spirito del Vangelo, interiorità, chiarezza e semplicità nell'espressione della fede così che tutti possano accedere a Cristo. Ne scaturisce una critica serrata ai ritualismi e ai costumi ecclesiastici, che trovò ironica espressione nei Colloqui familiari (1518). Ulteriori viaggi lo portarono in Italia, dove divenne dottore in teologia a Torino (1509), e ancora in Inghilterra (1509-14), dove redasse il celebre Elogio della pazzia (1511), in cui a una società ingabbiata nelle convenzioni e da valori effimeri contrappone la superiore “follia” della vita cristiana. Del 1516 è il Novum Instrumentum, in cui pubblicò un'edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento con annotazioni e una traduzione latina; con quest'opera il grande umanista ribadì, per via filologica, la necessità di accostarsi direttamente alle fonti della salvezza. Importanti furono anche le sue edizioni delle opere dei padri della Chiesa. Infine, pur disapprovando molte critiche rivolte alle nuove idee di Lutero, Erasmo nel De libero arbitrio (1524) polemizzò con lui, sostenendo il valore delle opere della libera volontà umana che, insieme alla grazia, conducono alla salvezza.

Reuchlin

Assiduo cultore di quel filone di studi appena sviluppatosi in cui confluivano scienza biblica e cultura profana, teologia e filologia, lo svevo Johannes Reuchlin (Pforzheim 1455 - Bad Liebenzell 1522) fu studioso erudito e vivace controversista. Attivo in Italia alla corte di Lorenzo il Magnifico, frequentò Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, e ne trasse l'intento di cristianizzare la mistica giudaica.

Fu grande conoscitore della lingua greca (per la quale adottò la pronuncia, detta dal suo nome reuchliniana, sostanzialmente basata sull'uso bizantino). Convinto prete cattolico, avversario delle Riforme, scrisse, nel 1518, i Rudimenti di lingua ebraica e Sugli accenti e l'ortografia della lingua ebraica. Studiò il giudaismo e si oppose alla distruzione dei suoi testi, incorrendo nell'accusa di eresia; da essa si difese pubblicando le Epistulae virorum clarorum, raccolta di testi scritti in suo favore da altri umanisti.

Hutten

L'umanista Ulrich von Hutten (Burg Steckelberg 1488 - Isola di Ufenau, Zurigo, 1523) studiò diritto in Italia, fu poi al servizio dell'arcivescovo di Magonza e investito cavaliere da Massimiliano I. Poeta “militante”, intellettuale anticonformista e interessato alla politica, in lotta contro le istituzioni e i privilegi, scrisse, sul modello del greco Luciano, Dialoghi satirico-allegorici in latino e in tedesco contro l'arbitrio dei principi, il clero, il dogmatismo cattolico. Fu probabilmente fra gli autori delle Epistolae obscurorum virorum, sferzante satira della filosofia scolastica, della Chiesa e del papato.