La narrativa cortese

La Canzone dei Nibelunghi

Il poema epico I Nibelunghi, o Canzone dei Nibelunghi (Nibelungenlied), venne composto nel primo decennio del sec. XIII. L'autore, probabilmente un nobile laico di Passavia, ha saputo ridurre a narrazione unitaria i vari canti eroici antichi, le varie versioni e stratificazioni che la saga nibelungica aveva conosciuto. Il poema è scritto in lingua medio alto tedesca ed è suddiviso in 39 canti (aventiuren) per un totale di 2379 quartine di versi lunghi a rima baciata. Il testo è trasmesso da numerosi manoscritti che fanno capo a tre principali, tutti del sec. XIII.

Lo sfondo storico-letterario e le fonti

Nibelunghi vennero chiamati, fin dall'età barbarica, ora i principi burgundi ora i possessori di un mitico tesoro. La saga nibelungica, la principale e la più complessa delle saghe germaniche, s'impernia da un lato su un evento storico, l'eccidio dei capi burgundi avvenuto nel 437 a opera degli unni, e dall'altro sul racconto favoloso delle gesta di Sigfrido, uccisore del drago Fafnir e conquistatore del tesoro. Nel processo di fusione delle varie leggende, che si operò nella Germania meridionale, esercitarono un notevole influsso le varianti ostrogotiche di alcune saghe, in cui per esempio Attila (Etzel nel poema) e Teodorico (Dietrich) vi appaiono eroi magnanimi e non spietati devastatori. La vicenda si dispone attorno alla malvagia Crimilde, l'artefice dell'eccidio dei burgundi.

La vicenda

Sigfrido giunge alla corte burgunda per chiedere la mano della principessa Crimilde. Deve prima però battersi e vincere la fortissima regina d'Islanda Brunilde, di cui è innamorato il fratello di Crimilde, Gunther. Sigfrido, grazie a poteri magici e a un mantello fatato, (che aveva sottratto insieme a un immenso tesoro ai Nibelunghi, una stirpe di nani che vive sottoterra) riesce a sconfiggere Brunilde. Si celebrano così le nozze di Sigfrido e Crimilde, di Gunther e Brunilde. Ma la maledizione legata al tesoro dei Nibelunghi si fa sentire: Brunilde, gelosa della felicità di Crimilde e dei poteri magici che Sigfrido gli ha sottratto, riesce a indurre il nobile burgundo, principe Hagen, a uccidere a tradimento Sigfrido. Hagen si impadronisce così del tesoro dei Nibelunghi e lo nasconde sul fondo del Reno. Così si chiude la prima parte del poema.

Nella seconda parte Crimilde, dopo 13 anni di lutto, accetta la mano del re degli unni Etzel, alla corte del quale invita tutti i grandi del regno burgundo per compiere la sua vendetta e impadronirsi del tesoro di Sigfrido. All'immane bagno di sangue che ne segue, in cui periscono anche settemila unni, sopravvivono tra i burgundi i soli Gunther e Hagen. Poiché questi le confessa che non potrà rivelare il nascondiglio del tesoro fino a che viva anche un solo burgundo, Crimilde fa uccidere il proprio fratello Gunther e ne presenta la testa a Hagen, che però resta fermo nel suo rifiuto: essa allora lo decapita di propria mano; ma viene uccisa a sua volta dall'inorridito Ildebrando, scudiero del re Teodorico.

Carattere del poema

La Canzone dei Nibelunghi è il più ricco e il più bello dei cantari germanici: il suo autore, servendosi della tecnica narrativa oggettiva propria del genere epico, ha dato forma e rilievo a una galleria di caratteri, colti con precisione anche se non pienamente sviluppati, mettendo in movimento una vicenda vasta e articolata.

L'opera rivela un'ispirazione lontana dal cristianesimo e immersa nel sentimento barbarico della vendetta, il quale non tollera accanto a sé altri valori che la ferocia e l'ardimento. Essa è documento di un mondo insieme elementare e grandioso, che, all'epoca di questa sua raffigurazione poetica, aveva già cessato di esistere.