Approfondimenti

La <em>Drammaturgia di Amburgo</em>

Nella Germania del Settecento le sorti del teatro erano affidate o a compagnie ingaggiate da qualche corte, o a più o meno istrioneschi gruppi di attori girovaghi: e tutto ciò in un clima dove, per opposti motivi, né il razionalismo wolffiano ortodosso né il pietismo riconoscevano diritto di cittadinanza al mondo del teatro. [...] Il Nationaltheater era invece un tentativo di politica culturale schiettamente borghese, di differenziazione sia dal mecenatismo delle corti, sia dai “plebei” delle compagnie girovaghe. Nella libera città anseatica ne esistevano le premesse: cioè la ricchezza economica, una mentalità cosmopolita, e l'indipendenza politica garantita da un autogoverno repubblicano. [...]

“Drammaturgia” voleva dire, all'epoca, semplicemente “catalogo” o “registro” di repertori. Lessing diede alla parola il significato di teoria e prassi dell'arte drammatica. Fece della sua “Drammaturgia” un “registro” di altro tipo, impegnato su due versanti: l'elaborazione di una teoria letteraria generale e l'indicazione di un teatro nazionale borghese come obiettivo pragmatico. La corrispondenza tra l'obiettivo pratico e le tesi teoriche scaturì alla fin fine proprio da quest'ultime: ovvero da una discussione articolatissima sul rapporto tra verità storica e verosimiglianza poetica, sui requisiti dei caratteri poetici e della “favola drammatica”, sulle regole teatrali, sullo scopo dell'arte e, per quanto concerneva in particolare la tragedia, sulla “catarsi” o purificazione operata in teatro mediante la rappresentazione di casi umani che suscitano pietà e timore.

N. Merker, Introduzione a Lessing, Laterza, Roma-Bari 1991.