La satira: Persio
Le opere
Persio non pubblicò nulla in vita. L'amico Cesio Basso curò l'edizione del libro delle Satire, dopo una revisione di Cornuto, che aveva sconsigliato la pubblicazione delle altre opere poetiche: una tragedia pretesta, un libro di viaggi e un elogio ad Arria Maggiore, suocera di Trasea Peto, scritti che pertanto sono andati perduti. Le Satire sono 6 per un totale di 669 esametri dattilici, precedute da 14 versi coliambi, da alcuni ritenuti un prologo, da altri un epilogo, in cui Persio si dichiara un dilettante e polemizza con i poeti esistenti.
Le Satire
Le satire di Persio sono ispirate alla dottrina stoica e stigmatizzano i vizi dell'uomo: superstizione, ipocrisia, avarizia, ozio, schiavitù delle passioni. Predomina il senso del dovere e della vita onesta e irreprensibile, di una rigida e severa morale che non ammette deroghe. Pur debitore di Orazio nella scelta di molti temi, egli non ne conosce l'indulgenza e la cordialità umana, chiudendosi invece in una visione di intransigente e spigoloso rigorismo. Più che un poeta, Persio appare un moralista intollerante, con una visione pessimistica della società, che egli giudica da una posizione privilegiata e distaccata.
La sperimentazione linguistica
Le Satire mettono in luce un'audace e accurata sperimentazione linguistica, frutto di una raffinatissima abilità tecnica, in cui le parole assumono una molteplicità e ambiguità di significati. È uno stile volutamente aspro nella connessione dei termini e dei concetti, denso di metafore, tese a riscoprire il valore primigenio dell'immagine, di traslati, di audaci forme sintattiche e figure retoriche, che rendono a volte di difficile interpretazione il messaggio, tanto da risultare ermetico fino a rasentare l'oscurità. La sua poesia assume per questo un'impronta del tutto personale, unica nel panorama della letteratura latina, destinata a un pubblico ristretto e raffinato. Nonostante ciò, Persio ebbe molta fortuna già presso i suoi contemporanei e, soprattutto nel Medioevo, fu molto ammirato per il rigore morale.