Il romanticismo
- Introduzione
- I caratteri generali del romanticismo
- Un precursore visionario: William Blake
- Riepilogando
Un precursore visionario: William Blake
William Blake (1757-1827), figura complessa di artista, che abbinò pittura e poesia, con le immagini grandiose della sua produzione letteraria, nutrita di un profondo spirito mistico, aprì la strada al romanticismo in Inghilterra. Visionaria, caotica e spesso contraddittoria nelle idee portanti, la sua opera è tuttavia dotata di poderosa forza.
La vita
William Blake nacque a Londra da un commerciante di tessuti; frequentò una scuola di disegno e, in seguito, avendo notevole predisposizione per l'arte figurativa, la bottega dell'incisore J. Basire. Per quattro anni lavorò su incarico della Society of Antiquaries; ultimato l'apprendistato, studiò alla Royal Academy of Arts, dove divenne amico e discepolo del pittore svizzero H. Füssli, dalla cui tecnica pittorica visionaria e onirica fu influenzato. Sposò Catherine Boucher, che gli fu compagna per tutta la vita. Lavorò come illustratore e aprì (1784) un negozio di stampe. Aiutato da alcuni amici, pubblicò il suo primo volume di poesie. Tutte le successive pubblicazioni furono accompagnate da sue incisioni a stampa colorate a mano, secondo una tecnica che egli stesso definì illuminated printing (stampa miniata). Blake fu un sostenitore entusiasta della rivoluzione francese, che cantò nella poesia The French revolution (La rivoluzione francese, 1791), ma il suo itinerario artistico fu più profondamente influenzato dalle opere del teosofo svedese Emanuel Swedenborg e del mistico tedesco Jacob Böhme, oltre che dalla Kabbalá (la corrente mistica dell'ebraismo) e dalla Bibbia. Fondamentali sono i "libri profetici", composti in diversi periodi della sua vita, mentre ininterrotta proseguiva la sua attività di illustratore di libri altrui. Gli ultimi anni di vita sono avvolti nell'oscurità; certamente fino all'ultimo eseguì incisioni, come dimostrano le illustrazioni per la Divina Commedia (1825-27). Morì a Londra.
L'opera poetica
La poesia giovanile di Blake mostra gli influssi delle sue letture: Shakespeare, Spenser, Milton, la Bibbia, Ossian e gli scrittori mistici. La sua ispirazione, però, non veniva tanto dai libri quanto da una inner light (luce interiore) che ne fece un veggente e un profeta. Blake sostenne di aver avuto visioni di Dio e degli angeli già da piccolo e, crescendo, si convinse di essere oggetto di visite da parte degli spiriti dei grandi uomini del passato (Omero, Virgilio, Dante, Milton e Voltaire). Per lui, quindi, l'immaginazione era quella percezione soprasensoriale che, negando l'esperienza dei sensi, metteva il poeta-profeta in contatto diretto con l'Essere Divino facendolo identificare con l'universo. Il poeta o l'artista risultava capace di una visione che univa l'uomo e l'universo, il profeta indicava la verità nascosta e le relazioni mistiche esistenti tra l'uomo, la natura e la divinità.
Le sue opere più conosciute sono tre raccolte di componimenti: Poetical sketches (Schizzi poetici, 1783), la sua prima raccolta poetica, comprende una serie di componimenti tutti scritti prima del 1778, cioè quando il poeta non aveva neppure ventun anni, e benché le liriche mostrino segni d'imitazione di poeti quali Collins e Gray hanno una freschezza che le avvicina alle poesie di Shakespeare e degli elisabettiani. Più interessanti sono i Songs of innocence (Canti dell'innocenza, 1789) e i Songs of experience (Canti dell'esperienza, 1794), entrambi in forma di ballate in rima facili e spontanee: i primi parlano dell'infanzia come simbolo di un'innocenza intatta, condizione di una suprema felicità e libertà; i secondi dell'esperienza, quella del male e della schiavitù, conseguenza delle leggi e delle istituzioni create dall'uomo. Innocenza ed esperienza, condizioni opposte dell'anima dell'uomo, sono come i due poli opposti del paradiso e dell'inferno, della felicità e del dolore, dell'amore e dell'odio. Ma né il bene (sentito come ragione passiva) né il male (sentito come energia attiva) possono essere negati, poiché essi esistono in un'eterna unità di contrasto e complementarietà; così innocenza ed esperienza sono entrambe necessarie alla pienezza della vita dell'uomo.
Più complessi sono i Prophetic books (Libri profetici, alcuni pubblicati postumi), dei quali fanno parte, tra gli altri, The marriage of heaven and hell (Il matrimonio del cielo e dell'inferno, 1793), The book of Urizen (Il libro di Urizen, 1794), The song and book of Los (Il canto e il libro di Los, 1795), Vala or the four Zoas (Vala o i quattro Zoa, 1797), Milton (1804) e Jerusalem (1804). In queste opere, nelle quali si avvicendano talora parti in prosa e in versi di vario metro, passi gnomici e lirici, grandiose "apparizioni" di profeti, angeli e demoni, confluiscono motivi gnostici e neoplatonici. Blake vi dispiega la sua cosmogonia: il mondo temporale è opera di Urizen, l'intelletto, uno dei quattro principi (Zoa) del cosmo, in lotta con gli altri tre (emozione, sensazione, immaginazione), ciascuno alla ricerca del sopravvento.
I temi e lo stile
Blake intendeva essere portatore di un messaggio nuovo, in favore dell'istinto e della libertà contro ogni tipo di limitazione e repressione. L'esuberanza e l'eccesso diventavano scopi da perseguire, non difetti da evitare. Alla sua mente visionaria le due rivoluzioni (francese e americana) erano solo avvenimenti nell'emancipazione delle menti dell'uomo; secondo lui, infatti, la libertà dalle catene politiche non è sufficiente se non viene accompagnata da una parallela liberazione da tutte le inibizioni causate dalle istituzioni religiose e civili, fonti primarie dei mali dell'umanità.
Il linguaggio di Blake è relativamente uniforme e ristretto: il suo fascino nasce, infatti, non tanto da ricchezza od originalità lessicale, quanto dalla novità prepotente degli accostamenti, dalla grandiosità delle immagini e dalla progressiva rottura della metrica e delle strutture stilistiche tradizionali. Benché Blake non utilizzi mai nei suoi scritti una parola simbolo, la sua opera spinge a un'interpretazione simbolica; egli pensava e sentiva attraverso simboli e il mondo della natura gli offriva un'ampia scelta di verità simboliche. Di qui la preferenza per un linguaggio concreto, denso di molteplici significati.
La sua poesia cominciò a essere ammirata solamente con i preraffaelliti; la sua influenza è stata notevole su molti autori del Novecento: W.B. Yeats, D. Thomas, J. Joyce in Inghilterra; A. Ginsberg in America; A. Gide in Francia; G. Ungaretti in Italia.