A che epoca risalgono i primi acquedotti?
L'origine dell'acquedotto è antica e si ritrova presso le popolazioni della Mesopotamia. E' infatti certo che i Sumeri solevano costruire condotti in mattoni, utilizzati per il drenaggio e lo scolo delle acque.
Diffusasi in Grecia e in Magna Grecia, la costruzione degli acquedotti è testimoniata oggi da quelli spettacolari presenti ad Atene e Siracusa.
La tradizione continuò nel tempo, tanto che i Romani riuscirono a raggiungere risultati notevoli: attraverso gli acquedotti, infatti, il popolo romano riusciva a raccogliere acqua da fiumi e laghi per poi distribuirla in città. Non stupirà quindi sapere che alla fine del 100 d.C. a Roma fossero presenti ben 9 acquedotti: Aniene Vecchio, Acqua Appia, Acqua Marcia, Acqua Tepula, Virgo, Iulia, Alsietina, Anio Novus e Claudio.
Ogni giorno, messi insieme, tali acquedotti erano in grado di fornire ben 705.00 m3 di acqua alla città, utilizzata per gli scopi più svariati.
Secondo Sesto Giulio Frontino, scrittore e politico romano autore di De Acquae Ductu Urbis Romae, il 17% dell'acqua veniva utilizzata per scopi produttivi, il 44% per le questioni pubbliche e il restante 39% per il classico uso privato.
Quella dell'acqua era una vera e propria questione pubblica nell'antica Roma, tanto che in breve tempo venne creato il cosiddetto Ufficio delle Acque, il cui scopo era mantenere efficienti l'impianti, intervenendo quando necessario. Ecco il motivo per il quale in esso lavoravano architetti, ingegneri, idraulici e operai.