Dove opera l’Isis?

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L'Isis, acronimo inglese di “Islamic State of Iraq and Sham", controlla più della metà della Siria e un terzo dell’Iraq. Raqqa è stata la prima città a cadere sotto il controllo di quelle che nel marzo 2013 erano ancora definite "forze ribelli siriane", ciò le è valso il titolo di "sposa della rivoluzione" e capitale del novello Stato Islamico.

I confini del Califfato sono flessibili, a seconda delle vittorie e delle sconfitte militari. Ci sono anche delle “province”, o gruppi affiliati: nel Sinai, in Algeria, in Libia, in Arabia Saudita e in Yemen. Con la conquista di Kobane lo Stato Islamico è arrivato fino alle porte della Turchia. Ma la conquista più importante a livello simbolico è stato il valicamento del confine tra Siria e Iraq.

Cosa succede quando l’Isis invade una città? I miliziani iniziano fin da subito ad usare la forza bruta per imporre la propria visione dello stato islamico fondamentalista. La polizia religiosa (hisba) costringe i negozi a chiudere durante le preghiere musulmane e le donne a coprire i capelli e il viso in pubblico con il "niqab", il velo nero "a norma di Islam". Maschi e femmine sono separati a scuola e all’università, dove non si possono usare matite colorate né disegnare uomini o animali.

Gli spazi pubblici vengono murati con recinzioni metalliche pesanti, sormontate con le bandiere nere dell'Isis. E chi viene accusato di disobbedienza alla legge è punito con esecuzioni pubbliche o amputazioni.

Omosessuali gettati dal tetto, oppositori religiosi sgozzati o crocefissi, ragazzi fucilati in pubblico per aver guardato una partita di calcio in tv: sono alcuni dei gesti continuamente riportati dalle cronache dei media. Secondo le Nazioni Unite i jihadisti hanno ucciso in modo atroce più di 30 uomini accusati di essere omosessuali, alcuni dei quali minorenni.
 

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