Cos’è il Califfato?
La parola “Califfato” deriva dalla radice araba kha-la-fa che significa “sostituto”. È un’istituzione nata, appunto, per sostituire Maometto e mantenere l’unità politica e religiosa della comunità islamica. Il titolo di “Califfo” è stato una prerogativa del monarca islamico più influente fino alla caduta dell’Impero Ottomano. In senso giuridico il Califfo è il capo della comunità, e ha il compito di curare gli interessi temporali dell'Islam. In senso religioso, è garante ed esecutore della legge e detiene il supremo arbitrio in tutte le materie non strettamente determinate dalla legge.
L'Isis si è autoproclamato Califfato, dopo 90 anni di assenza di questa istituzione. A capo del nuovo Stato islamico c’è Abu Bakr Al-Baghdadi: è la prima volta, dalla caduta dell’Impero Ottomano, che qualcuno rivendica il ruolo di guida politica e religiosa dei musulmani. Una decisione che non era mai stata presa, nemmeno da Osama Bin Laden.
Al-Baghdadi, in quanto Califfo, vuole certificare la sua posizione di superiorità rispetto agli Imam e predicatori radicali, molti dei quali hanno rifiutato di riconoscere l’autorità del Leader dell’Isis. Secondo quanto stabilito da intellettuali islamici nel 1928, il Califfo deve essere un discendente di Maometto. Questo spiega perché Al-Baghdadi abbia “scoperto” di essere un membro della tribù Al Qureshi, la stessa che diede i natali al Profeta dell’Islam. Non è un caso, inoltre, che Al-Baghdadi abbia scelto il nome del primo Califfo: “Abu Bakr”, suocero del profeta Maometto, una decisione molto importante a livello simbolico.
Il Califfato annunciato dall’Isis è stato imposto nell’area che va da Mosul (nel nord dell’Iraq) alla periferia di Aleppo (in Siria) e da Rutba (nel sud dell’Iraq) alla periferia di Dayr az Zor (sempre in Siria). La proclamazione di questo Stato islamico ha un valore politico e strategico: rappresenta una chiamata alle armi a milioni di giovani sunniti, che vivono ai margini della società in tutto il mondo.
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