Cosa avrebbe più probabilità di sopravvivere a una guerra nucleare?
Nel 1956, durante un esperimento sulla radioattività, fu scoperto da A.W. Anderson presso l’Oregon Agricultural Experiment Station di Corvallis, il Deinococcus radiodurans: un batterio di color rosa in grado di tollerare una scarica di 3 milioni di rad da congelato e un valore di circa la metà delle radiazioni quando in normale attività.
Grazie alla sua capacità di autorigenerarsi, riassemblando la struttura funzionale dei suoi cromosomi anche in condizioni estreme di freddo, disidratazione, vuoto, acidità, si è guadagnato il soprannome di “Conan il Batterio” e una menzione nel Guinness dei Primati del 2008 come batterio più resistente del mondo.
In natura lo si può trovare nello sterco di elefante e lama, ma è stato osservato anche nel pesce e nella carne di anatra irradiata e nei graniti dell’Antartico. Va chiarito che l’essere umano non sopporterebbe una scarica di 1000 rad, la mosca della drosofila resisterebbe invece fino a 64 000 rad e una vespa parassitaria potrebbe resistere fino a 180 000 rad.
Sappiamo anche che la Terra sopravvissuta a una guerra nucleare non sarebbe preda degli scarafaggi, come molti miti invece indicherebbero: fra i primi insetti a morire, infatti, essi non resisterebbero a più di 20 000 rad di esposizione radioattiva.