Con che materiali è costruita la tuta degli astronauti?
La tuta spaziale deve possedere caratteristiche particolari che, nella loro complessità, hanno lo scopo di proteggere il corpo degli astronauti dalle condizioni proibitive che si ritrovano nello spazio: temperature che oscillano dai 120° ai -156°, polveri cosmiche, radiazioni solari e micrometeoriti.
La parte esterna della tuta è composta da ben 14 strati di fibre sintetiche tra le quali ritroviamo nylon, neoprene, mylar, gorotex, teflon, dacron, nomex e kevlar. All'interno, invece, troviamo una sottotuta ricoperta da moltissimi tubicini che, in tutto, raggiungono una lunghezza di 91.5 metri. E' proprio all'interno di questi tubicini che circola uno speciale liquido, utilizzato per mantenere costante al temperatura corporea dell'astronauta in missione spaziale. La tecnologia della tuta spaziale è anche arricchita con un sistema di riciclaggio dell'anidride carbonica, attaccato alla sottotuta.
Parte integrante della mise da astronauta è, poi, anche il casco che, oltre ad essere dotato di un sistema che introduce ossigeno al suo interno, presenta anche due tubicini che, posti in prossimità della bocca, vengono utilizzati dagli astronauti per rifornirsi di cibo e acqua durante le cosiddette 'passeggiate spaziali'.
Attaccato alla tuta, e precisamente sulle spalle, troviamo lo zaino salvavita fornito di ossigeno, acqua, batterie, una pompa per la circolazione di acqua e ossigeno, e sofisticati sistemi di comunicazione e controllo. E' proprio lo zaino che permette all'astronauta di lavorare, in autonomia fino a 7 ore, al di fuori della navicella spaziale. A permettere il controllo dello stato della tuta è una centralina di controllo che, posizionata sul petto, permette di verificare in ogni momento che tutto proceda per il meglio.