Perché il mare è blu?
Il primo a cercare una risposta scientifica a questo interrogativo fu il fisico indiano Chandrasekhara Venkata Raman che, durante una traversata dall’Inghilterra alla sua India, si rese conto che anche con il cielo plumbeo e le onde il colore del mare rimaneva blu. Pensò allora che fossero le molecole dell’acqua a diffondere luce, niente di più sbagliato.
Dopo altri due anni di studi definì quello che oggi è comunemente conosciuto come “Effetto Raman”: sono le particelle sospese nel liquido a diffondere la luce nel mare, eliminando le ombre solo a pochi metri di profondità, ma ciò che ne definisce il colore blu è l’assorbimento.
La radiazione luminosa del sole infatti è formata da onde elettromagnetiche con diverse lunghezze d’onda: il nostro occhio vede solo lunghezze d’onda inferiori all’infrarosso, cioè il rosso, l’arancione, il giallo, il verde, il blu, l’indaco e il violetto; l’acqua però assorbe i raggi luminosi in base alla profondità. Vengono eliminate le onde elettromagnetiche della regione del rosso e di altri colori che a scarsa profondità si percepiscono come nero e l’acqua limpida fa vedere all’occhio il colore blu anche fino a 400 metri di profondità, dando al mare il suo inconfondibile colore.