Cos’è la maternità surrogata?
L’ "utero in affitto" o maternità surrogata è forse il più controverso fra i metodi di fecondazione assistita. Avviene quando una coppia, eterosessuale o omosessuale oppure un single, si serve dell’utero di una donna per avere un figlio: il cosiddetto “utero in affitto”. Esistono due forme di maternità surrogata: tradizionale e gestazionale.
Nel caso della “surrogazione tradizionale” l’ovulo della donna viene fecondato in vitro dal seme dell’uomo o di uno degli uomini della coppia e poi impiantato in utero: in questo caso la donna è anche madre biologica del bambino. Nella “surrogazione gestazionale”, invece, viene impiantato nell’utero della madre surrogata un embrione fecondato in vitro dai genitori che affittano l’utero. In entrambi i casi la “madre surrogata” si impegna ad "ospitare" la gravidanza fino al parto e a rinunciare al nascituro, solitamente dietro pagamento di una somma. In altri casi si tratta di un vero e proprio gesto di volontariato.
Ad oggi la pratica della surrogata è permessa solo in alcuni paesi, in modalità differenti. Negli Stati Uniti, il primo paese al mondo ad aver consentito la maternità surrogata, esistono vere e proprie agenzie specializzate che cercano la gestante e seguono tutte le necessarie procedure legali e mediche. In Giappone, Canada, Belgio e Paesi Bassi la maternità surrogata è consentita solo se volontaria e gratuita. India, Russia, Ucraina, Thailandia sono tra i paesi più permissivi: qui è consentito esplicitamente il pagamento della donna che mette a disposizione il proprio utero. In Grecia la surrogata è permessa solo alle coppie in cui per l'aspirante madre sia impossibile portare avanti una gravidanza.
Ci sono paesi che vietano del tutto questa pratica. Tra questi, oltre a Francia, Germania e Spagna troviamo l'Italia, dove a porre il veto sulla maternità surrogata c'è la legge 40/2004. Nessuno tuttavia può impedire agli italiani di recarsi all’estero e di ottenere un figlio in questo modo.