Che cos'è l'empatia?
L’empatia è prima di tutto una capacità, quella che l’uomo ha di capire lo stato d’animo delle persone che lo circondano. E’ il “mezzo” tramite il quale le persone e gli animali riescono a percepire i cambiamenti dell’umore altrui e mediante il quale possono “essere dalla parte dell’altro” o con l’altro, prima osservando e ascoltando, poi cercando di mettersi nei suoi panni.
Chi ha un’empatia più sviluppata riesce a comprendere subito lo stato d’animo di una persona e a immedesimarsi in essa, anche aiutandola in qualche modo.
Nella scienza umana l’empatia non si basa su antipatia o simpatia: il manifestarsi di essa esclude ogni giudizio morale, tanto che si può essere empatici pur non conoscendo una persona.
Ad influire sul provare empatia sembra essere l’ossitocina: un ormone che, oltre a stimolare la muscolatura liscia dell’utero, sembra incidere sull’encefalo determinando una maggiore o minore capacità di percepire le emozioni altrui, migliorando non solo il rapporto con sé stessi ma anche quello con con gli altri e incrementando autostima e cordialità.
Per capire meglio a cosa si fa riferimento quando si parla di empatia basta pensare a come essa influenzi le nostre azioni quotidiane e approfondire il significato del termine in ambito comune, ovvero l’attitudine di prestare attenzione ad un’altra persona, prendendosene cura mettendo da parte i propri problemi.
Ma se l’empatia è ciò che ci fa essere “connessi” agli altri, capirli ed essere pronti ad andarne in soccorso, cosa succede quando una persona non è empatica?
Per definire il contrario della parola empatia gli autori di alcuni testi che trattano l’argomento hanno coniato il vocabolo dispatia: il rifiuto o l’incapacità di condividere le emozioni, i sentimenti (di gioia o di tristezza) altrui.
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