Che cos'è il mobbing?

mobbing

Oggi si sente sempre più spesso parlare di mobbing, un fenomeno strettamente collegato alle dinamiche professionali e al luogo di lavoro. Ma cos'è il mobbing? Partiamo dall'etimologia del termine. Mobbing è un termine inglese che deriva dal verbo "to mob" che, letteralmente, significa "molestare".

Quando una persona è ripetutamente vessata psicologicamente sul posto di lavoro si può parlare genericamente di mobbing: è infatti l'abitudinarietà il concetto cardine del mobbing. In presenza di una "giornata no", di un'umiliazione saltuaria o di una singola azione poco gradevole, un lavoratore non deve quindi considerarsi "mobbizzato".

E' solo sul lungo periodo che si può parlare di mobbing: se un lavoratore si sente costantemente aggredito psicologicamente attraverso una strategia comportamentale di cui si intravede uno schema ciclico, allora è possibile essere in presenza di mobbing e prendere provvedimenti, soprattutto dal punto di vista legale.

Il mobbing, infatti, è invalidante: la persona "mobbizzata" non di rado sperimenta stati depressivi e ansiosi con una sintomatologia che può riflettersi anche sullo stato fisico e non solo psicologico.

Non è affatto facile dimostrare o meno la presenza di mobbing sul luogo di lavoro, tanto che la legislazione risulta essere ancora imprecisa a riguardo. Tuttavia oggi si può far riferimento alle linee guide elencate dalla Corte di cassazione con la sentenza n.10037/2015: si tratta di una serie di punti molto precisi con i quali la presunta vittima può dimostrare di essere vittima di mobbing a patto che ricorrano tutti e sette i punti che andremo a elencare.

  1. Le cosiddette vessazioni devono necessariamente avvenire sul luogo di lavoro e non al di fuori di esso
  2. Il fenomeno deve essere ripetuto nel tempo e mai riferirsi a singole e sporadiche vessazioni
  3. I contrasti devono essere vari, ovvero le azioni ostili con le quali si configura il mobbing devono essere almeno due di quelle elencante nel prossimo punto
  4. Le azioni ostili devono essere di varia natura: repentini cambiamenti della mansione lavorativa, minacce, violenze o attacchi alla reputazione del soggetto, isolamento continuato e attacchi alla possibilità di comunicare
  5. Deve essere presente un dislivello tra i cosiddetti "antagonisti": il lavoratore "mobbizzato" si trova in una posizione di evidente inferiorità
  6. L'intera vicenda avviene attraverso fasi, successive l'una all'altra: dal conflitto mirato si passa al mobbing vero e proprio, che si manifesta attraverso sintomi psicosomatici, errori e abusi, l'aggravamento dello stato generale della salute del soggetto e l'esclusione dal mondo lavorativo
  7. E' fondamentale che sia presente un intento persecutorio, uno schema e un disegno premeditato a monte il cui fine sia, per l'appunto perseguitare e tormentare il lavoratore

 

Nonostante la presenza di questi punti, tuttavia, è ancora molto difficile dimostrare la presenza di mobbing poiché la legislazione sta muovendo ora i primi passi di un percorso ancora molto lungo.

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