Che cos'è il MES?

mes-europa.jpg

È stato già usato in passato per Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e, complice la pandemia di Coronavirus, è tornato di grande attualità, anche in Italia. Ecco le cose da sapere sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), comunemente chiamato fondo salva-Stati, creato per sostenere i Paesi dell’eurozona che affrontano una crisi e rischiano il default.

Cos’è il MES, il meccanismo europeo di stabilità

Il Meccanismo Europeo di Stabilità è un'organizzazione intergovernativa degli Stati che condividono l'euro come moneta. Per assicurare assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà, il fondo emette prestiti, concessi a tassi fissi o variabili a fronte di un programma di riforme concordato, garantisce linee di credito precauzionali, acquista titoli sul mercato primario o secondario.

Chi ha votato per il MES e l’entrata in vigore

Erede del vecchio fondo Efsf, il MES è stato istituito grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona ed è entrato in vigore a luglio del 2012, ratificate dagli allora 17 Stati membri della zona euro (a cui si sono aggiunti poi Lituania e Lettonia).

Come funziona il fondo salva-Stati

L’organizzazione, che ha sede in Lussemburgo, ha una capacità di prestito massima di € 500 miliardi. Il MES viene finanziato dai singoli Stati membri con una ripartizione percentuale in base alla rispettiva importanza economica: la Germania contribuisce per il 27 %, seguita dalla Francia con il 20,3% e dall'Italia, con il 17,8%. Le modalità d’azione del fondo sono definite dall’articolo 3 del suo trattato istitutivo: lo Stato in difficoltà avanza la richiesta di assistenza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo, che a sua volta chiede alla Commissione UE di valutare lo stato di salute del Paese in questione, definire il suo fabbisogno finanziario e analizzare (insieme alla Banca centrale europea) se la crisi può contagiare o meno il resto dell’eurozona. Una volta ottenuto il via libera dall’UE, il MES può aiutare il Paese a rischio default attraverso dei prestiti.

Chi gestisce il MES

Il Meccanismo di Stabilità Europea è gestito da un Consiglio dei Governatori, costituito dai ministri delle Finanze dell’eurozona, da un Consiglio di Amministrazione (nominato proprio dai Governatori) e da un direttore generale (con diritto di voto), nonché dal commissario europeo per gli affari economico-monetari e dal presidente della BCE (quest’ultimi nel ruolo di osservatori). Le decisioni del Consiglio devono essere prese a maggioranza qualificata o a maggioranza semplice.

Il MES e la crisi greca

Del MES si è molto parlato in occasione della più grande operazione di salvataggio di sempre: in otto anni di assistenza finanziaria e attraverso tre distinti piani di aiuti, la Grecia ha infatti ottenuto 326 miliardi. Un aiuto concesso al costo di importanti riforme-socio economiche (aumento dell’Iva, riforma delle pensioni, nuove leggi sul lavoro e incremento delle imposte indirette) che hanno messo in grandissime difficoltà la repubblica ellenica.

Pro e contro del MES

Il fondo permette ai Paesi a rischio default di ottenere somme importanti, con cui sanare la propria posizione. Tuttavia, il prestito avviene in cambio di programmi economici che possono avere conseguenze durissime sulla popolazione (come nel caso della Grecia). Dall’altra parte, i Paesi più ricchi nutrono spesso delle riserve nei confronti di un meccanismo che eroga prestiti agli Stati meno virtuosi o caratterizzati da un forte debito pubblico (come l’Italia).

Riforma del MES: cosa prevede

La riforma del MES prevede innanzitutto che sia proprio il Meccanismo Europeo di Stabilità a fornire il backstop al Fondo di risoluzione comune delle banche, ossia a fungere da garante per questo fondo, pensato per accantonare, grazie a contributi degli istituti di credito dei Paesi membri, le risorse necessarie per salvare banche di interesse per l’intera Ue. La seconda modifica riguarda l’introduzione di alcune novità relative alle fasi da seguire per il salvataggio di interi Paesi, su tutte la clausola che imporrebbe di ristrutturare preventivamente il debito per accedere al sostegno finanziario.

Foto credit: Alessandro Bianco-123RF