Cicloni e anticicloni: capire i venti in meteorologia
Eventi meteo sempre più estremi ci costringono a fare i conti con concetti scientifici non così semplici: cosa sono i cicloni e gli anticicloni, fenomeni le cui conseguenze, purtroppo, si manifestano con sempre maggiore intensità?
Cicloni e anticicloni, pressione atmosferica, precipitazioni, annuvolamenti, temperatura al suolo. Sono tutte parole con cui abbiamo imparato a familiarizzare grazie alle previsioni meteo. Ascoltando i bollettini annunciati durante i telegiornali, ci si può trovare a contatto con termini di cui non si conosce il preciso significato. Cerchiamo di fare chiarezza.
Meteo e pressione atmosferica
Il tempo meteorologico - detto anche semplicemente meteo - è l'insieme delle condizioni meteorologiche, che caratterizzano l'atmosfera in un determinato momento e in un determinato luogo. Tra le condizioni ci sono: temperatura dell'aria, pressione, umidità, direzione e velocità del vento. La meteorologia definisce pressione atmosferica come il peso della colonna d'aria che sovrasta una superficie di 1 metro quadrato.
Alta pressione, cos’è
Con l'espressione "alta pressione" si indica una zona contraddistinta da una pressione atmosferica al suolo relativamente elevata. Qui l'aria pesa di più perché più densa, e va dall'alto verso il basso. Lo "schiacciamento" dell'aria verso il suolo causa una divergenza delle correnti, che tendono a disperdere le nubi. Questa condizione porta generalmente bel tempo, sole, alte temperature e assenza di precipitazioni. In inverno, in pianura, durante le situazioni di alta pressione si possono formare banchi di nebbia o di nebbia alta.
Ma definiamo innanzitutto come la pressione atmosferica sia un indicatore variabile perché è la risultante del rapporto tra altitudine, temperatura e umidità dell'aria.
Bassa pressione, cos’è
Con l'espressione "bassa pressione" si indica una zona contraddistinta da una pressione atmosferica al suolo relativamente bassa. Qui l'aria pesa meno perché è più umida e meno densa. L'aria più calda tende a salire, convergendo verso il centro. Salendo, la pressione diminuisce, come del resto la temperatura. A causa di ciò, nell'aria avviene la condensazione, ossia si formano nuvole e con esse arrivano le precipitazioni. Per questo la bassa pressione è quasi sempre sinonimo di cattivo tempo.
Come ruotano i venti?
Il vento è un movimento di aria che avviene all'interno di masse di grande estensione, anch'esse in moto ma su scala planetaria. La differenza di pressione tra il punto di inizio del movimento e quello di arrivo determinano la velocità dello spostamento d'aria: maggiore sarà il dislivello in altezza, minore la distanza e più veloce si muoverà il vento.
I venti non si muovono in direzione perpendicolare: il moto di rotazione costante della Terra interviene a creare una "curvatura" tale per cui assistiamo a un moviemtno rotatorio in senso orario rispetto al centro in una zona di alta pressione mentre, al contrario i vento ruotano in senso antiorario intorno al centro di una zona di bassa pressione.
Cicloni e anticicloni
I cicloni sono i fenomeni meteorologici di bassa pressione, portatori di perturbazioni. Ruotano nell'emisfero Nord in senso antiorario e nell'emisfero Sud in senso orario. Gli anticicloni sono i fenomeni meteorologici di alta pressione, che portano bel tempo. Girano in senso orario nell'emisfero Nord e in senso antiorario nell'emisfero Sud.
Cicloni e anticicloni in Italia
In Italia si sentono spesso nominare l'anticiclone delle Azzorre e l'anticiclone africano. Quest'ultimo è responsabile delle temperature roventi che stiamo sperimentando in questi ultimi anni, soprattutto durante l'estate. L’anticiclone africano è un’area anticiclonica dinamica di natura subtropicale continentale, che interessa in modo pressoché permanente tutta l’area del deserto del Sahara. Qui determina una continua e persistente stabilità atmosferica, con un clima molto caldo e secco.
Anticiclone africano e temperature torride
"Questa potrebbe essere l'estate più fresca che ricorderemo da qui ai prossimi anni": questa affermazione - che ha del paradossale se pensiamo che nei mesi di luglio e agosto si superano i 40 gradi di temperatura con facilità e frequenza - rende bene l'idea del clima che sta cambiando: estati torride determinate da afa e calore a ondate si alternano piogge tipiche degli ambienti tropicali.
Ciò che comporta il sopraggiungere di queste ondate è l’anticiclone africano che, determinato dalle masse d'aria calda che stazionano solitamente sul deserto del Sahara e che possono spostarsi nell'area mediterranea nel loro movimento verso nord: prima di raggiungere l’Italia, infatti, la presenza del mar Mediterraneo favorisce l’evaporazione delle acque marine. Per questo, arrivano masse di aria calda e umida, nonché afa. Risultato? Il clima diventa opprimente e quasi insopportabile.
Che fine ha fatto l’anticiclone delle Azzorre?
Nel nominare l'anticiclone africano non possiamo riferici anche all'altro anticilone per antonomasia, come previsione meteo tv insegnano, ossia l’anticiclone delle Azzorre che tradizionalmente è associato a estati stabili con un clima gradevole.
L'anticiclone delle Azzorre (noto anche come “Azores High”) è associato all'arcipelago di nove isole nell'Oceano Atlantico. Si definisce come un anticiclone subtropicale collocato tra i 25°N e 35°N nell'Oceano Atlantico estendosi a ovest fino alla Bermuda in estate e autunno in particolare, motivo per cui questo fenomeno è anche riconosciuto nel continente americano come anticiclone delle Azzorre e Bermuda.
Come si forma l'anticiclone delle Azzorre? L'estensione areale dell'anticlone delle Azzorre influisce sulle precipitazioni di tutta l'Europa occidentale, specialmene in inverno, quando il movimento dei venti porta nella nostra direzione umidità dall'oceano.
La formazione dell'anticiclone delle Azzorre è dovuta alla circolazione atmosferica e alla differenza di temperatura tra i punti più estremi del nostro geoide, l'equatore e i poli. Negli ultimi anni si sente però parlare sempre meno dell'anticlone delle Azzorre, perché? Sembra che anche a causa dei cambiamenti climatici siano trasformate le condizioni che portano questo fenomeno a manifestarsi con minore intensità a favore, invece, delle ondate di calore e siccità provenienti da sud, dall'Africa.
Circolazione dei venti e riscaldamento globale
La circolazione dei venti è un fenomeno atmosferico essenziale che influisce sul clima globale, incluso il riscaldamento globale. Per comprendere come questi due concetti sono correlati, è importante capire il funzionamento della circolazione atmosferica.
La circolazione atmosferica è il movimento dell'aria sull'intero globo terrestre, guidato essenzialmente dalla differenza di riscaldamento tra l'equatore e i poli. Le regioni vicine all'equatore ricevono più energia solare rispetto alle zone polari, poiché i raggi solari sono più concentrati lungo l'asse dell'equatore. Questa differenza di riscaldamento crea un gradiente termico tra l'equatore e i poli, che è una delle forze trainanti della circolazione atmosferica. Le correnti atmosferiche sono influenzate anche dalla rotazione della Terra, fenomeno denominato effetto Coriolis, e dalla distribuzione delle terre e degli oceani. Il risultato è la formazione di "celle di circolazione atmosferica", come la Cellula di Hadley, la Cellula di Ferrel e la Cellula Polare.
Il riscaldamento globale in che modo influisce sulla circolazione atmosferica? Attraverso quattro fenomeni: l'aumento delle temperature globali, il cambiamento dei modelli di circolazione, l'aumento dell'intensità di eventi meteoreologici estremi, il cambiamento dei modelli di precipitazione.
- L'aumento delle emissioni di gas serra causa un riscaldamento dell'atmosfera e della superficie terrestre. Questo riscaldamento può influenzare i gradienti termici tra l'equatore e i poli, alterando le differenze di temperatura e quindi la circolazione atmosferica.
- Questi cambiamenti possono influenzare i venti dominanti, le correnti oceaniche e i sistemi meteorologici, portando a condizioni climatiche diverse e, in alcuni casi, estreme. Ecco apparire più di frequente uragani, tempeste, ondate di calore e inondazioni.
- Questi eventi estremi sono spesso influenzati dalle variazioni nella circolazione atmosferica e negli schemi di vento. Infine, il riscaldamento globale può anche influenzare i modelli di precipitazione, portando a cambiamenti nei regimi di pioggia e neve.
- Questi cambiamenti possono avere conseguenze significative sull'agricoltura, sulla disponibilità di acqua dolce e sull'equilibrio degli ecosistemi.
La cintura del caldo estremo e il clima che verrà
Si inizia a parlare sempre più spesso di cintura del caldo estremo, un termine che indica una zona geografica in cui le temperature raggiungono livelli particolarmente elevati e insostenibili per lunghi periodi di tempo. Gli scienziati hanno cercato di prevedere il clima che verrà e, in base a questi studi, si inizia a parlare di “cintura del caldo estremo".
Secondo le proiezioni, entro il 2053 oltre mille contee negli Stati Uniti (contro le cinquanta attuali) sperimenteranno temperature sopra i 51 gradi centigradi. Un'area che ospita 107,6 milioni di americani e copre un quarto della superficie del Paese. La chiamano "extreme heat belt" e si estende dai confini settentrionali del Texas e della Louisiana all'Illinois, all'Indiana e persino al Wisconsin. A formulare l’espressione è stata la First Street Foundation, gruppo di ricerca no profit, nel rapporto National Risk Assessment: Hazardous Heat. Stando alle proiezioni, saranno in particolare Texas e Florida a dover affrontare le condizioni più critiche.
A fare qualche previsione per l’Europa è lo studio Understanding climate change from a global analysis of city analogues del Politecnico di Zurigo. I risultati hanno prospettato che il 77% dei centri urbani presi in esame avrà un "cambiamento sorprendente". Roma potrebbe somigliare alla Antalya dove per quattro mesi all'anno non piove. Milano, invece, si dovrebbe avvicinare ad Austin in Texas, località incui da maggio a tutto settembre si vive con temperature sopra i 30 gradi. Stessa situazione è ipotizzata a Torino, che rischia di diventare come San Antonio, sempre in Texas. E le stime sarebbero persino ottimistiche.
Luglio 2023, il più caldo di sempre
Luglio 2023, il settimo mese dell'anno più caldo di sempre. Anzi, il mese in assoluto più caldo di sempre. Questo dato scientifico che ciascuno di noi ha potuto misurare sul proprio livello di sopportazione, è stato diramato a seguito dei rilevamenti del progetto Copernicus e dall'Organizzazione mondiale per la meteorologia: secondo quest'ultima è estremamente probabile (98%) che entro i prossimi 5 anni toccheremo un picco ulteriore di caldo mai registrato con una percentuale del 66% in cui saremo riusciti a superare temporanemante gli 1,5 gradi centigradi rispetto alla media delle temperature 1950-1900. Insomma, in assolta controtendenza rispetto all'impegno preso dagli Stati con l'Accordo di Parigi.
Stefania Leo