Van Gogh, lettere a Theo: affidare l'anima a carta e penna

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La storia di Vincent Van Gogh e del legame con il fratello Theo attraverso più 800 lettere.

Vincent Van Gogh è stato uno dei pittori più famosi del pianeta, anche se ha conosciuto la gloria solo dopo esser morto. Infatti, la critica del tempo non comprese il suo stile né la sua complessa personalità, che più volte lo rese protagonista di atti di bullismo. Van Gogh ha inconsapevolmente profondamente influenzato l'arte del XX secolo, strappando bellezza a una vita fatta di stenti, di lotta contro frequenti disturbi mentali, confortato da sprazzi di affetto e dall'amore del e per il fratello Theo. A lui ha dedicato lettere sentite, che oggi restituiscono uno scorcio della complessità della sua personalità.

Van Gogh, biografia dell’artista

Vincent Van Gogh nasce a Zundert, Olanda, il 30 marzo 1853. È figlio di un pastore protestante, che gli impartisce severe norme educative per tutta la sua infanzia. Inizia a disegnare da bambino e il padre non è contento. Ma la sua passione lo porta a voler diventare un pittore vero e proprio, carriera che intraprende a ventisette anni.

Fino alla sua morte, avvenuta dieci anni dopo, Van Gogh dipinge quasi novecento quadri e crea più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi rimasti incompiuti e gli appunti di preparazione, destinati con molta probabilità all'imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese. Gli ultimi due anni di vita furono quelli in cui si concentra la sua produzione più famosa: paesaggi, autoritratti, nature morte, dipinti con cipressi, campi di grano e girasoli.

Lettere a Theo: fragilità, debolezze e riflessioni su inchiostro

«Caro Theo, grazie della tua lettera, sono contento di sapere che sei arrivato bene. Mi sei mancato i primi giorni & mi sembrava strano tornare a casa di pomeriggio e non trovarti». È questo l'inizio dell'epistolario che il pittore ha costruito con suo fratello, conservato e tramandato fino al tempo presente. Le lettere sono state raccolte dalla moglie di Theo, Johanna Bonger, dopo la morte del marito, e pubblicate nel 1914. Oggi possono essere lette in Italia nella pubblicazione realizzata dalla casa editrice Guanda. Al rapporto epistolare tra i due è stata dedicata anche una mostra, Your Loving Vincent’: Van Gogh’s Greatest Letters presso il Van Gogh Museum di Amsterdam: qui sono state esposte le 820 lettere sopravvissute, e le 83 ricevute, mostrando un volto inedito del pittore.

L'epistolario ci restituisce un Vincent Van Gogh diciannovenne, che già lavora all'Aia, nella galleria d'arte della Goupil & Co. Theo invece ha quattro anni in meno e, dopo aver trascorso qualche giorno nella capitale, decide di tornare nella casa paterna, a Helvoirt, nel Brabante del Nord. Nonostante la distanza, il legame tra i due è molto forte. Il maggiore è protettivo e lo diventa sempre di più, specialmente quando Theo inizia a lavorare nella filiale di Goupil, a Bruxelles. Assieme al suo affetto, Vincent dispensa consigli di visite museali, letture e attività fisica. È il 1873 e il non ancora celebre pittore si firma «tuo affezionatissimo Vincent».

Ma le lettere ci mostrano anche un uomo agitato da profonde contraddizioni e fragilità, che sragiona, che subisce violenze e atti di bullismo, è preso a sassate dai passanti. Alla sua arte dedica l'impulso e la passione. La stessa persona visita i musei e riflette su Shakespeare e Rembrandt.

Van Gogh, genesi delle sue opere: la carta come primo laboratorio

I dipinti di Vincent Van Gogh iniziano sulla carta. Il disegno è stato un laboratorio fondamentale per l'artista, che ha utilizzato la segmentazione delle linee per trasfondere su tela ciò che aveva preparato in fase preliminare. Fino al 1883 Van Gogh lo pratica più della pittura. Persino nelle lettere a Theo, tra una frase e l'altra, spuntano i disegni.

Non si distaccherà mai da questa pratica creativa, il disegno, trasformandola anche in un passaggio fondamentale del suo processo pittorico, come lui stesso ha documentato anche per iscritto. È proprio tra i fogli e i disegni che ad oggi si rintracciano gli esordi della sua carriera artistica. Ma per Van Gogh i disegni non sono mai studi preparatori: sono lavori dotati di autonomia e una loro finitezza. Per questo li firma, tutti.

L’amore per Theo su fiumi d’inchiostro

Il forte legame tra Theo e Vincent è anche ciò che permette al fratello minore di vedere l'enorme talento artistico dell'altro. Infatti, in numerose lettere Theo elogia le opere del fratello, conquistandosi anche la possibilità di criticarne il lavoro e di contraddire Vincent. Nel fitto epistolario, Theo si arrischia anche a dare consigli sulla pittura, dato che è riuscito a costruirsi una carriera come mercante d'arte a Parigi. Quindi è nella posizione di poter dare a Van Gogh un'idea dei gusti del tempo e delle tendenze dell'arte impressionista, anche se non ha mai esposto mai le opere del fratello, pur tenendole appese in casa. Il motivo è da ricercare nella volontà di non arrecare dolore all'artista, a causa delle incomprensioni nei suoi clienti.

Ma nelle lettere i due fratelli parlavano di tutto ciò che li appassionava, non avevano segreti, ma gusti differenti sì. Questo alimentava spesso grandi dibattiti, soprattutto sull'arte, il tema centrale delle loro lettere. Tra le righe emergono anche temi più intimi, come i dissidi con il padre, le incomprensioni di Vincent con i professionisti del tempo, i libri amati (tra cui il naturalista Zola), l'amarezza dei rifiuti sofferti dalle donne amate, il rapporto con Ursula Loyer e la cugina Kee.

Van Gogh, dipingere con le parole il tormento interiore

Le lettere a Theo erano anche un mezzo per dipingere il tormento interiore, primo tra tutti quello causato dall'insuccesso artistico. «Non posso cambiare il fatto che i miei quadri non vendano. Ma verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che valgono più del valore dei colori usati nel quadro». Lo testimoniano anche certe aste che hanno portato i quadri di Vincent Van Gogh - uno su tutti, il Portrait du Docteur Gachet - ad essere venduti a cifre astronomiche, cioè 82,5 milioni di dollari.

Del suo tormento interiore, della ricerca della solitudine (da cui era oppresso, ma che ricercava), dei dolori, della sua malattia, di tutto il suo universo Vincent scriveva a Theo, senza mai risparmiargli alcun aspetto del suo carattere.

La morte di Van Gogh: l’ultima lettera a Theo

L'ultima lettera di Vincent Van Gogh a Theo è datata 27 luglio 1890. Dal 1872, data di inizio dell'epistolario, i due si sono scambiati circa novecento lettere. Viene trovata nella tasca della giacca del pittore, ormai senza vita. Nell'ultima missiva scriveva:

Mio caro fratello,

grazie della buona lettera e dei 50 franchi. La cosa più importante è che tutto vada bene; perché allora insistere sui dettagli di minore importanza?; del resto, c’è tempo prima che ci si presenti la possibilità di parlare d’affari a mente calma.

Gli altri pittori, di qualsiasi opinione siano, si tengono istintivamente lontani dalle discussioni sul commercio attuale. E infatti non possiamo far parlare che i nostri quadri. Pure, caro fratello, c’è qualcosa che ti ho sempre detto e ti ripeto ancora una volta con tutta la gravità che possono dare gli sforzi di una preoccupazione constante a fare più bene possibile − ti ripeto ancora: io ti considero ben altra cosa da un semplice venditore di Corot; per conto mio, tu hai la tua parte nella stessa produzione di certe tele, che anche nello sfacelo conservano la loro calma.

Siamo infatti a questo punto ed è la cosa migliore che posso dirti in un momento di relativa crisi. In un momento in cui i rapporti tra negozianti di quadri di artisti morti e di artisti viventi, sono molto tesi. Ebbene: per il mio lavoro rischio ogni giorno la vita, e vi ho perduto metà della mia ragione – va bene – ma tu non sei tra i mercanti d’uomini per quanto sappia io, e puoi assumere una tua posizione, agendo realmente con umanità. Ma che cosa vuoi tu infine?

Lettere a Theo: le frasi più belle

Dal libro Lettere a Theo possono essere estrapolati tantissimi passaggi intensi ed emozionanti. Ecco le frasi più belle.

«A parer mio l'uomo che si allontana dalla natura, la cui testa è sempre colma di idee sul conservare questo e quest'altro, anche se con ciò si allontana tanto dalla natura da non poter fare a meno di riconoscerlo - oh - in tal modo si arriva al punto di non saper più distinguere il nero dal bianco - e - si diventa l'opposto di quanto il mondo ritiene che uno sia e di quanto si pensa di essere».

«Bada a non diventare di mente ristretta fino a temere di leggere libri ben scritti; al contrario, la buona lettura è un conforto nella vita».

«Che mistero è la vita, e l'amore è un mistero all'interno di un altro mistero. Indubbiamente non resta mai eguale in senso proprio, ma cambia come il flusso e il riflusso della marea, che lascia il mare inalterato».

«Credo fermamente che in ogni uomo si nasconda una grande forza che potrà destarsi il giorno in cui incontrerà colei della quale potrà dire "lei e nessun'altra"».

«Sai tu ciò che fa sparire questa prigione? È un affetto profondo, serio. Essere amici, essere fratelli, amare spalanca la prigione per potere sovrano, per grazia potente».

Stefania Leo