Le partite che hanno segnato la storia degli Europei
In occasione degli Europei 2021, al via l'11 giugno, ripercorriamo la storia della competizione calcistica in dieci momenti.
Euro 2020 è la 16esima edizione del massimo torneo di calcio per nazionali organizzato dall’Uefa. Rinviata al 2021 a causa della pandemia di Coronavirus, per la prima volta la competizione si svolge in formato itinerante: le partite non hanno infatti luogo in una singola nazione o due, bensì in 11 diverse città europee. Dal 1960, quando presero parte alla fase finale solo quattro squadre, al 2016, con l’allargamento a 24 nazionali partecipanti, molto è cambiato. Ma non le emozioni che il calcio sa regalare, sempre fortissime. In occasione dell’edizione “targata” 2020, ripercorriamo la storia degli Europei in dieci momenti.
1960, la prima partita
Il primo incontro di una fase finale del Campionato europeo di calcio è un pirotecnico 5-4 tra la Jugoslavia e la Francia padrona di casa, disputato il 6 luglio 1960. Al Parco dei Principi di Parigi è un’altalena di gol che comincia con la rete di Galić, attaccante del Partizan Belgrado, e finisce con quella di Jerković, punta della Dinamo Zagabria. A Euro 1960 la Jugoslavia si dovrà accontentare del secondo posto, superata in finale dall’Unione Sovietica del leggendario portiere Lev Jascin.
1968, la vittoria italiana alla monetina
Nel 1968 è l’Italia a organizzare la fase finale degli Europei. La semifinale del 5 giugno contro l’Unione Sovietica termina con il risultato 0-0 dopo i tempi supplementari. All’epoca non sono previsti i calci di rigore e così l’arbitro Tschenscher convoca i capitani delle due squadre negli spogliatoi per il sorteggio con la monetina: Facchetti sceglie il lato “giusto” e l’Italia vola in finale. Che gioca due volte contro la Jugoslavia, vincendo per 2-0 il replay del 10 giugno (per la finale era prevista la ripetizione in caso di pareggio).
1976, il cucchiaio di Panenka
Nella finale del 20 giugno tra Germania Ovest e Cecoslovacchia i pronostici sono tutti per i tedeschi, che però vanno sotto due a zero e riescono a pareggiare solo all’89esimo. I supplementari non cambiano il risultato e così si va ai calci di rigore: dopo l’errore di Hoeness, a trasformare quello decisivo è Panenka, con un delizioso pallonetto che inganna il portiere avversario Maier.
1984, la papera di Arconada
L’edizione 1984 si disputa in Francia: è l’edizione di Platini, che non la vince da solo ma quasi. Il fuoriclasse in forza alla Juventus, con 9 reti nella fase finale, stabilisce un primato ancora imbattuto. L’ultimo gol lo segna il 27 giugno, su punizione in finale al portiere spagnolo Arconada, che commettendo una clamorosa papera si fa passare la palla sotto la pancia, calciata da Platini (stranamente) in modo non irresistibile.
1988, il gol al volo di van Basten
Euro 88 rappresenta a consacrazione internazionale per van Basten: tripletta contro l'Inghilterra, gol decisivo alla Germania Ovest in semifinale e rete del 2-0 che chiude la finale del 25 giugno contro l’Unione Sovietica. E che gol: un meraviglioso tiro al volo a incrociare, da posizione impossibile, rimasto nella storia del calcio. Che consegna all’Olanda il primo (e per ora unico) grande trofeo internazionale.
1992, la favola della Danimarca
La Danimarca non dovrebbe partecipare alla fase finale degli Europei di Svezia. Ma ci va da ripescata, al posto della Jugoslavia, in piena guerra civile ed esclusa dall'Uefa per via delle sanzioni inflitte dall’Onu. I giocatori danesi sono già in vacanza, ma richiamati d’urgenza compiono l’impresa: dopo aver superato a fatica la fase a gironi, battono a sorpresa i campioni in carica dell’Olanda e poi, in finale il 26 giugno, hanno la meglio sulla Germania per 2-0. A segnare il secondo gol è Vilfort, che dopo ogni partita del torneo, si scoprirà, è sempre rientrato in patria ad assistere la figlia malata di leucemia (la piccola morirà poche settimane dopo).
1996, il golden goal di Bierhoff
Nel 1996 il calcio torna a casa, come dicono gli inglesi, ma a vincere è la Germania, come dice Lineker (“Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine vincono i tedeschi”). Lo fa con un golden goal, segnato da Bierhoff che subentrato dalla panchina ha già pareggiato la rete del ceco Berger nel corso dei tempi regolamentari. Ai supplementari, da qualche anno, vige la regola del golden gol. Chi segna prima vince: il 30 giugno 1996, a Wembley, lo fa la Mannschaft.
2000, l’impresa (vana) degli Azzurri
Anche la finale di Euro 2000 viene decisa da un golden goal: Trezeguet, Francia campione e Italia delusissima seconda. Questa edizione viene però anche ricordata per quanto accaduto nella semifinale del 29 giugno tra gli Azzurri e i padroni di casa dell’Olanda. Rimasta in dieci a causa dell’espulsione di Zambrotta, l’Italia subisce due rigori, il primo parato da Toldo a De Boer, il secondo calciato da Kluivert sul palo. Resiste strenuamente e porta gli avversari ai rigori: Toldo respinge altri due tentativi (ancora De Boer e Bosvelt), mentre Stam calcia alto. In mezzo l’indimenticabile cucchiaio di Totti. E l’Italia vola verso la sfortunata finale di Rotterdam.
2004, le mani di Ricardo
Lisbona, 24 giugno, quarto di finale tra Portogallo e Inghilterra. Dopo le reti di Owen e Helder Postiga nei tempi regolamentari e di Rui Costa e Lampard nei supplementari, si va ai rigori. A decidere la sfida è il portiere lusitano Ricardo Pereira, che dopo gli errori dal dischetto di Beckham e Rui Costa si toglie i guanti e para il tiro di Vassell, prima di realizzare a sua volta il penalty decisivo. Il Portogallo padrone di casa perderà poi a sorpresa la finale contro al Grecia rivelazione del torneo.
2016, Portogallo campione senza il suo campione
Il Portogallo “fa la Grecia” e nel 2016 vince la finale contro la Francia padrona di casa. Non c’è la sproporzione di forze di 12 anni, ma i lusitani dal 25esimo minuto devono fare a meno di Cristiano Ronaldo, uscito per infortunio. La finale del 10 luglio, in un Stade de France vestito a festa, è avara di emozioni e a deciderla è uno dei protagonisti meno attesi: Éder, che con un tiro da fuori area sorprende Lloris al minuto 109, regalando al Portogallo il primo trionfo internazionale.