doping
impiego in campo sportivo di sostanze chimiche o di altri mezzi destinati a migliorare artificiosamente le prestazioni di un atleta. Sono impiegate varie sostanze, che hanno azione diversa. Alcune interferiscono con il metabolismo: si tratta di sostanze normalmente presenti negli alimenti, o di farmaci veri e propri, che arricchiscono l'organismo di composti metabolicamente essenziali come zuccheri, proteine, grassi, vitamine e minerali. Possono essere utili all'atleta, dato l'elevato consumo energetico a cui è sottoposto, ma l'efficacia immediata è dubbia e l'utilizzazione per lungo tempo, in dosi elevate, può determinare rischi anche gravi. In modo particolare è pericoloso l'uso di farmaci alcalinizzanti: sono impiegati per impedire l'iperacidificazione dei tessuti per accumulo di acido lattico procurando un vantaggio per gli sforzi di lunga durata, ma possono determinare un grave stato di alcalosi nell'organismo. Si fa anche largo uso di mezzi tendenti a ridurre il peso corporeo in breve tempo: diuretici e lassativi, che a dosi elevate determinano scompenso idrosalino. Per favorire lo sviluppo muscolare, sono impiegate anche sostanze ormonali anabolizzanti, in particolare androgeni, che però provocano squilibri fisiologici specialmente a livello sessuale; la tiroxina, impiegata per la sua azione stimolante sul metabolismo, risulta addirittura mortale se assunta a lungo e ad alte dosi; l'insulina e l'adrenalina somministrate a soggetti sani possono comprometterne il normale equilibrio fisiologico. Sono impiegati inoltre farmaci attivi sul sistema circolatorio: vasodilatatori periferici, che favoriscono la dissipazione del calore e l'aumento dell'attività cardiaca, ma possono essere causa di collassi cardiocircolatori; cardiotonici e cardiocinetici come la caffeina. Trovano inoltre largo impiego gli psicostimolanti di tipo anfetaminico, che migliorano la resistenza, impediscono il sonno, producono sensazioni di forza e benessere, e facilitano il lavoro intellettuale e fisico, ma non sostituiscono il riposo perché non eliminano la fatica né le tossine che si accumulano durante lo sforzo; questo permette al soggetto di sottoporsi a sforzi superiori ai propri limiti, con conseguenze gravi. L'accertamento chimico del doping (vedi antidoping) viene fatto in genere in un periodo variabile da un minimo di ventiquattro ore a un massimo di due o tre giorni dalla prestazione sportiva.