idatidea, cisti
cisti contenente larve di Echinococcus granulosus, agente dell'echinococcosi. Questo verme infesta l'intestino di cani e lupi, nelle cui feci libera le uova, che passano all'esterno e vengono ingerite da ospiti intermedi (per esempio, pecore, esseri umani). Nell'organismo umano gli embrioni penetrano nella parete intestinale, e la circolazione portale li conduce al fegato o in altri organi (polmoni, cervello, rene, ossa). Le larve sopravvissute si sviluppano in cisti idatidee (ripiene di liquido e di embrioni infettanti) che si ingrandiscono lentamente fino a provocare sintomi da compressione. La maggior parte delle cisti si rinviene nel fegato, dove rimangono asintomatiche per decenni, e possono provocare dolore addominale ed epatomegalia; se viene ostruito un dotto biliare, può esservi ittero. La rottura di una cisti idatidea in un dotto biliare, in cavità addominale, peritoneale o polmonare può provocare febbre elevata di tipo settico accompagnata da brivido scuotente, orticaria o una grave reazione anafilattica. Per la diagnosi è fondamentale l'ecografia. La terapia è chirurgica.