rigetto

complesso di fenomeni immunologici che si verificano in seguito a un trapianto di organi o tessuti e che rendono impossibile la riuscita del trapianto stesso. Alla base del rigetto di un trapianto c'è un meccanismo per cui il sistema immunitario del ricevente riconosce particolari molecole che si trovano sulla superficie delle cellule del tessuto od organo trapiantato (HLA). Queste molecole sono diverse e peculiari in ogni soggetto: il sistema immunitario del ricevente le considera come estranee, non essendo mai venuto in contatto con esse, e determina contro il tessuto trapiantato una risposta immunologica che porta alla sua distruzione. La riuscita di un trapianto, quindi, dipende dalla possibilità di trovare un donatore le cui molecole HLA siano quanto più possibile simili a quelle del ricevente. Siccome le molecole HLA vengono espresse sotto il controllo genetico, i gemelli omozigoti esprimono sulla superficie delle loro cellule molecole identiche di istocompatibilità, condividendo lo stesso patrimonio genetico. Quando non è disponibile come donatore un gemello monozigote si ricerca, con esami di tipizzazione tissutale, il donatore che condivide con il ricevente il maggior numero di determinanti HLA. Poiché anche le differenze minori degli antigeni HLA determinerebbero una risposta immunitaria, al fine di non pregiudicare il buon esito del trapianto essa viene comunque repressa con un trattamento immunosoppressivo. Viene così facilitato l'attecchimento, e quindi la sopravvivenza, del tessuto trapiantato. I farmaci correntemente impiegati contro il rigetto sono l'azatioprina, i cortisonici, la ciclofosfamide, i sieri antilinfocitari e la ciclosporina.
Le reazioni di rigetto. Dal punto di vista clinico, la reazione di rigetto si manifesta con malessere generale (febbre, debolezza ecc.) e con sintomi legati al cattivo funzionamento dell'organo colpito (rene, fegato, cuore ecc.). Le reazioni di rigetto possono essere distinte in iperacute, acute e croniche, a seconda del tempo di insorgenza e delle modalità con cui si manifestano. Il rigetto iperacuto subentra pochissime ore dopo il trapianto e porta inevitabilmente alla morte del tessuto innestato; la reazione di rigetto acuta ha invece luogo nel corso della prima settimana successiva all'intervento, mentre il rigetto cronico si manifesta a distanza di due o tre anni dall'avvenuto trapianto e colpisce organi fino a quel momento apparentemente funzionanti. Studi recenti hanno tuttavia dimostrato che il rigetto cronico deve essere considerato come il risultato di ripetuti episodi di rigetto fino ad allora non evidenti, che determinano lesioni a carico della trama vascolare del tessuto trapiantato e quindi fenomeni di indurimento e di fibrosi dell'organo colpito.