ipoparatiroidismo
condizione clinica causata da carenza di paratormone (PTH), caratterizzata sul piano biochimico ipocalcemia e iperfosfatemia, e su quello clinico sintomi di tipo neuromuscolare e deposizione di sali di calcio a livello dei tessuti molli. La più frequente forma di ipoparatiroidismo è quella postchirurgica, determinata da interventi nella regione del collo, in particolare della tiroide, che abbiano accidentalmente asportato le ghiandole paratiroidi. Più raramente viene ereditata (sindrome di Di George) o risulta come effetto transitorio di interventi esplorativi in corso di iperparatiroidismo. I sintomi sono legati principalmente all'ipocalcemia e all'iperfosfatemia. In particolare: nelle forme acute è sempre possibile la tetania; in quelle croniche, l'ipocalcemia determina disturbi del trofismo cutaneo (alopecia, fragilità di unghie e peli, cute secca e rugosa), caduta precoce dei denti e alterazioni elettrocardiografiche (allungamento del PQ), mentre la deposizione di fosfato tricalcico provoca danni a livello nervoso (sintomi extrapiramidali) e oculari (cataratta). Spesso questa situazione è transitoria e tende a correggersi spontaneamente nell'arco di qualche mese; altre volte si mantiene nel tempo, sia essendo clinicamente evidente, che manifestandosi soltanto in condizioni di maggiore richiesta di calcio quali la gravidanza e l'allattamento. La terapia consiste nella somministrazione di calcio e di vitamina D. In casi selezionati, è possibile ricorrere all'impianto di tessuto paratiroideo criopreservato, solitamente in un avambraccio. Non va confuso con l'ipoparatiroidismo lo pseudoipoparatiroidismo, una rara condizione caratterizzata da segni e sintomi di ipoparatiroidismo in presenza di elevate concentrazioni plasmatiche di PTH. In questo caso, l'anomalia di base è rappresentata dalla resistenza degli organi periferici all'azione del paratormone.