alimentazione enterale
tipo di alimentazione artificiale che si effettua introducendo un sondino nello stomaco, se quest'organo è utilizzabile e si prevede una durata del trattamento inferiore alle sei settimane; altrimenti si spingerà la sonda nel duodeno; nel caso vi siano ostruzioni (per esempio, tumorali) non superabili, si può operare una gastrostomia o una duodenostomia, utilizzando l'apertura per introdurre la sonda. L'alimentazione enterale si avvale di soluzioni apposite, prodotte dall'industria farmaceutica o talvolta dai servizi di dietologia degli ospedali, già bilanciate quanto a valore nutritivo, e arricchite di vitamine e sali minerali: l'unico inconveniente può essere causato dall'elevata osmolarità della soluzione, con possibile comparsa di sindrome di dumping e di diarrea. L'impiego di pompe per infusione e la disponibilità di formulazioni diverse (per esempio, iper- o normoproteiche) permettono di adattare questo tipo di alimentazione al singolo malato e alla sua patologia. Un'ulteriore possibilità è offerta dall'utilizzo di soluzioni elementari, contenenti solo aminoacidi, glicidi e lipidi semplici: questa variante di alimentazione enterale si usa nella terapia del morbo di Crohn, ottenento sovente risultati di rilievo circa la remissione della malattia.
In Italia si è aperta una polemica a proposito della nutrizione enterale dei pazienti in stato di coma irreversibile, specie in riferimento a clamorosi casi nel 2008-2009. La Chiesa cattolica, con l'adesione di settori politici e del mondo sanitario, tende a sostenere che la nutrizione enterale non può definirsi una tecnica medico-terapeutica e quindi essere considerata strumento di accanimento terapeutico; va perciò negato il diritto del malato (o dei suoi legittimi tutori in caso di privazione della coscienza) di rifiutare l'alimentazione e l'idratazione artificiali mediante sonde enterali. Questo punto di vista viene però contestato da più parti dal punto di vista sia medico, sia del diritto della persona.