Il lavoro di resistenza
Con il termine attività di resistenza si indica il lavoro fisico attraverso il quale l'uomo può acquisire la capacità di tollerare adeguatamente uno sforzo per periodi di tempo prolungati.
Lavorare con un cuore che pompa sangue ben ossigenato, poter contare su muscoli capaci di fornire la quantità di energia necessaria, saper sostenere velocità adeguate per consumare i grassi corporei senza diminuire la quantità di zuccheri ingeriti con l'alimentazione, imparare a economizzare gli sforzi mediante il controllo delle andature, avere un cuore forte sono gli elementi che intervengono nel lavoro di resistenza.
Questo specifico modo di praticare attività fisica coinvolge l'apparato respiratorio, quello cardio-circolatorio e quello muscolare. Operando in sinergia, essi attivano quel meccanismo che permette all'organismo di lavorare in regime di equilibrio tra ossigeno assunto tramite la respirazione, irrorazione dei tessuti e dei muscoli e sforzo compiuto durante l'attività sportiva.
Oltre che per l'effetto benefico legato alla migliorata funzionalità degli apparati menzionati, il lavoro di resistenza dev'essere preso in grande considerazione poiché costituisce un ottimo supporto per la pratica di qualunque tipo di sport e costituisce il fondamento delle capacità fisiche e tecniche indispensabili al suo svolgimento: riduce l'affaticamento, consente di economizzare i movimenti, alimenta la forza di volontà e di sacrificio, dà fiducia e può indurre un miglioramento nella percezione di sé e del proprio corpo; aiuta inoltre a superare situazioni di stress, favorisce lo smaltimento dei grassi e, in presenza di un piano di sana e corretta educazione alimentare, può contribuire, nei casi che lo richiedano, a un benefico dimagrimento.
Le caratteristiche più importanti per l'esecuzione di un buon lavoro di resistenza prevedono attività svolte inizialmente a basse velocità con una durata (tempo di svolgimento) di almeno 20-30 minuti per seduta. Successivamente, tali parametri possono essere incrementati in base ai risultati raggiunti. Con allenamenti programmati su tempi lunghi di svolgimento è necessario dare continuità alle prove, ai controlli, agli aggiustamenti per trovare gli adattamenti adeguati a ottimizzare gli sforzi così da mantenere sempre elevato ed efficiente il rendimento. Prima di affrontare uno sforzo di tipo aerobico e subito dopo averlo terminato è consigliabile imparare a verificare la propria frequenza cardiaca. Essa, infatti, ci fornisce la misura della fatica che facciamo; poiché questo è un dato che può subìre grandi variazioni da persona a persona (a seconda dell'età, del sesso, del livello di allenamento ecc.) è importante che ognuno stabilisca le percentuali di battito cardiaco con le quali lavorare per raggiungere l'obiettivo prefissato; in generale, durante l'esercizio, non si dovrebbe scendere al di sotto del 60% del proprio valore massimo di pulsazioni; tale valore rappresenta la soglia minima al di sotto della quale non viene prodotta una sollecitazione adeguata e non si produce l'effetto allenante necessario per ottenere i benefìci desiderati.
Oggi praticare sport è diventata un'abitudine molto diffusa. Le persone che negli ultimi anni si sono avvicinate all'attività fisica si possono suddividere in due grandi tipologie: quelle che considerano l'attività fisica come un modo per mantenere la salute psicofisica e quelle che, invece, si esercitano per prepararsi a uno sport (ginnastica presciistica, agonismo ecc.). Nella pratica, la prima fascia di persone svolge un'attività fisica che richiede, per essere efficiente, uno sforzo che va dal 60% al 75% della propria frequenza cardiaca massima; per la seconda categoria i valori si innalzano fino a percentuali che vanno dal 75% all'85%. Quando il lavoro è svolto a valori inferiori, la seduta di allenamento è da considerarsi non proficua e insufficiente mentre quando lo sforzo richiede un numero di battiti superiore all'85-90 % il lavoro risulta troppo elevato per un'attività aerobica e vengono attivati altri meccanismi energetici.
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