Cinema, icone italiane: Alessandro Blasetti
Alessandro Blasetti, regista cinematografico italiano (Roma 1900-1987) Blasetti fu un artista eclettico ed esuberante; è ritenuto, con M. Camerini, la voce del cinema nazionale nel primo decennio sonoro.
Scena del film "Vecchia guardia" del 1935 Questo film è una delle poche opere veramente propagandistiche e a sostegno del regime fascista del ventennio. Solitamente i temi forti venivano evitati e venivano scelti argomenti apolitici ed evasivi, in questo caso invece l'artista dovette esaltare i valori di arditismo e combattentismo del fascismo.
Scena del film "Ettore Fieramosca" del 1938 Il film è tratto dal romanzo omonimo di Massimo d'Azeglio e si può considerare un'opera di transizione verso i successivi film in costume di pura evasione. Il regista ripropone in forme spettacolari i temi ideologici nazionalisti e gli antichi sogni di gloria, quali i miti irraggiungibili del modesto e vessato cittadino medio.
Luisa Ferida nel film di Blasetti "La corona di ferro" del 1941 "La corona di ferro" è un kolossal fiabesco a sfondo pacifista, contro ogni tipo di violenza, denso di motivi simbolici. L'opera è frutto di una forte contaminazione di stili: risente dell'influenza di miti, leggende, racconti popolari e fantastici, delle saghe nordiche e dell' epica, e si può considerare una testimonianza della continua sperimentazione linguistica ed espressiva di Blasetti.
Gino Cervi e Adriana Benetti nel film "Quattro passi tra le nuvole" del 1942 "Quattro passi tra le nuvole" rappresenta una rottura con il cinema italiano del tempo, poiché il fittizio idillio agreste in cui è ambientato non nasconde il cupo pessimismo e la rappresentazione cruda della realtà che successivamente saranno propri del neorealismo.
Locandina del film "Fabiola" del 1948 Nella seconda metà degli anni Quaranta Blasetti collabora con due case di produzione cattoliche. Nel 1948 produce "Fabiola", un kolossal religioso tratto dal romanzo "Fabiola o la Chiesa delle catacombe" di Nicholas Wiseman. Il film ottiene un ottimo successo di pubblico ma viene osteggiato dalla Chiesa per alcune sequenze troppo esplicite e scabrose.
Manifesto del film "Tempi nostri" del 1954, con Totò e Sophia Loren Blasetti nella sua carriera cinematografica ha dimostrato varie volte di essere uno sperimentatore. Negli anni Cinquanta con il dittico "Altri tempi" (1952) e "Tempi nostri" (1954) inaugura il filone dei film a episodi, che avranno molta fortuna negli anni Sessanta.
Scena del film "Peccato che sia una canaglia" del 1954, con Sophia Loren, Marcello Mastroianni e Vittorio De Sica Questa commedia di caratteri di Blasetti è tratta dal racconto "Il fanatico", presente nella raccolta "Racconti romani" di Alberto Moravia. Il tassista romano Paolo (M. Mastroianni) si innamora di Lina, una splendida e furbissima ladra (S. Loren). Nonostante numerose traversie e i tentativi della donna di derubare il povero tassista alla fine prevale l'amore e i due si sposano.
Scena del film "Europa di notte" del 1959 "Europa di notte" è un film documentario in cui Blasetti ha investigato il mondo dei night club di tutta Europa, anticipando il sensazionalistico filone sexy che imperversò negli anni Sessanta.
Scena del film "Liolà" del 1963 Il regista ha rivisitato la nota commedia di Pirandello ambientata in Sicilia, in cui un uomo seduce molte donne e poi porta a casa, da sua madre, i figli frutto di questi improbabili amori.