La Gioconda: mistero e fascino dell’opera più celebre di Leonardo Da Vinci

Gioconda

La Gioconda è sicuramente l’opera più famosa di Leonardo e uno dei capolavori più celebri al mondo: meglio conosciuta all’estero come Monna Lisa, l’opera è esposta al museo del Louvre di Parigi e attira ogni giorno migliaia di visitatori, curiosi di ammirare l’opera maggiore del genio leonardesco.

Si tratta di un dipinto ad olio su tavola di pioppo (77 x 53 cm) databile tra il 1503 e il 1514: la composizione del quadro, tipicamente rinascimentale, è l’emblema dello sfumato, particolare tecnica di pittura a olio creata ad hoc da Leonardo per riprendere al meglio la protagonista della tela.

Monna Lisa (abbreviazione di Madonna Lisa che oggi avrebbe lo stesso significato del termine “signora”) è Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, nobile e mercante italiano. Secondo Giorgio Vasari, celebre storico d’arte  fu proprio Francesco a commissionare il ritratto della moglie a Leonardo. Il ritratto consiste in una figura a mezzo busto girata leggermente a sinistra ma con il volto frontale, ruotato verso l’osservatore. Le mani, adagiate in primo piano, hanno portato diversi studiosi e teorici a pensare che la Gioconda fosse incinta, anche se ad oggi non ci sono conferme definitive.

Interessante inoltre il paesaggio fluviale come sfondo: picchi rocciosi e speroni sono tipici dettagli leonardeschi. L’esecuzione pittorica è pressoché perfetta: Leonardo riesce a mescolare la Monna Lisa al paesaggio indissolubilmente, rendendola molto naturale, allontanando così l’opera dalle pose rigide del ‘400 e dando ufficialmente inizio a un nuovo modo, più maturo, di intendere il Rinascimento.

La bellezza dell’opera non va ricercata all’interno del volto di Lisa Gherardini ma nell’armonia degli elementi pittorici, nella distribuzione dei colori e nella combinazione sorriso-paesaggio: le sensazioni di mistero e irrealtà suscitate sembrano voler sfidare l’osservatore che non è in grado di contestualizzare perfettamente la scena.

Il dipinto fu realizzato su una tavola di pioppo, molto sottile: il pannello si sta incurvando e il tempo ha ridotto la luminosità dei colori; oggi è conservato dietro un vetro infrangibile a temperatura e umidità costanti. Anche il prestito ad altri musei è ormai del tutto improbabile: nel 2011 il museo del Louvre negò l’esportazione del dipinto agli Uffizi nel 2013, in occasione del centenario del ritrovamento dopo il clamoroso furto del 21 agosto 1911 ad opera di un ex impiegato italiano del Louvre, Vincenzo Peruggia, convinto che il dipinto fosse parte del patrimonio italiano e che quindi non potesse restare in Francia.

La Gioconda, ad oggi, può considerarsi una vera e propria summa del pensiero leonardesco, il masterpiece delle sue ossessioni sulla natura, la meccanica e le proporzioni umane. Un dipinto che, dentro di sé, nasconde una sorta di quarta dimensione che i quadri raramente contengono. Cos'ha dipinto Leonardo se non il tempo eterno?

Serena Fogli

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