La lingua di Dante come prodigio poetico e responsabilità civica: intervista a Simone Pregnolato
È un Sommo Poeta impegnato quello che ci racconta Simone Pregnolato. Un Dante che ancora vive e pulsa nella lingua che parliamo oggi, il cui cuore è racchiuso nei versi della Commedia.
Come docente universitario della Storia della lingua italiana, Simone Pregnolato non ha dubbi: Dante è la sua lingua. Un miracolo culturale che la tradizione letteraria ci ha consegnato; un tesoro prezioso da conservare e conoscere per attingere linfa spirituale anche e soprattutto in questi tempi difficili: “Oggi accostarsi al testo della Commedia ha ancora senso perché Dante mostra un uso intelligente, consapevole, profondo della lingua”.
La lingua del cittadino
Il valore linguistico dell’esperienza del “sommo poeta” prima di tutto ci richiama a una responsabilità civica: padroneggiare la lingua nella sua complessità e in tutta la sua ricchezza di livelli e significati serve per parlare di tutto, dentro e fuori di noi, e quindi a dare forma ed espressione al mondo che ci abita e in cui abitiamo per comunicare ed entrare in relazione con gli altri. Si tratta di una “competenza di cittadini”, prima ancora che di studenti. E Dante è un modello inimitabile nella sua capacità di esplorare le potenzialità della lingua in ogni direzione e profondità, “verso l’abbietto e verso l’altissimo”.
Parliamo davvero la lingua di Dante
Tullio De Mauro era solito sostenere che non è enfasi retorica dire che parliamo la lingua di Dante: è un dato di fatto. Per esprimere questa idea, Pregnolato usa un’immagine iconica: “L’italiano ha un cuore antichissimo che batte al ritmo di un libro di poesia, cioè la Commedia dantesca”.
Le statistiche lasciano a bocca aperta: ben il 15% del nostro lessico fondamentale, la lingua che usiamo tutti i giorni, è costituito da vocaboli che Dante ha immesso nell’uso scrivendoli nella Commedia. Se poi consideriamo che nelle tre cantiche circa 8 parole su 10 sono sopravvissute nel nostro linguaggio contemporaneo, appare evidente che l’eredità linguistica dell’opera dantesca è davvero indiscutibile.
“Tetragono ai colpi di ventura”
E con tutta questa dote linguistica, chi sarebbe Dante oggi? Sorprendentemente – sostiene Pregnolato – non un uomo di studio; forse sarebbe un uomo di politica, un uomo impegnato e implicato nel “bene comune”. Le ultime ricerche sulla sua biografia hanno confermato infatti l’immagine di un attivista politico che, in mezzo a mille traversie, agiva e lottava per intervenire nella vita concreta, senza risparmiare né risparmiarsi polemiche e scontri. La sua lingua nasce dalla sua vita, e forse è anche per questo che è ancora così viva. Dante ci appare come un modello di etica civile e un esempio di resistenza di fronte alle avversità: un tratto che in tempi di pandemia assume una dimensione ancora più monumentale.
Ieri e oggi, un fedele compagno di studi
Scoperto e amato sui banchi del liceo, ancora oggi Dante è un faro per Pregnolato: i suoi studi e le sue ricerche gli hanno confermato, anche attraverso l’analisi di documenti non letterari coevi, lo spessore linguistico del poeta. Nella sua esperienza di ricercatore ha potuto verificare l’inesauribile stratificazione della lingua della Commedia, appassionandosi ancora di più che in passato alla creatività dantesca. Un viaggio emozionante che condivide con molti suoi colleghi, studiosi e ricercatori, e che è reso ancora più coinvolgente da un paradosso: di Dante e della sua opera abbiamo una sterminata tradizione manoscritta ma nessun documento autografo, nemmeno una firma. Dante ha ancora molto da rivelare: continuiamo allora a gustare il sapore della lingua dantesca in attesa della prossima, emozionante scoperta.
Chi è Simone Pregnolato
Docente di Storia della lingua italiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Linguistica italiana all’Università degli Studi di Verona. Formatosi a Milano, a Perth (Australia) e a Ginevra, ha conseguito il titolo congiunto di Dottore di Ricerca in Studi Filologici, Letterari e Linguistici presso l’Ateneo veronese e l’Universität des Saarlandes (Saarbrücken, Germania). Nel 2019 è stato borsista dell’Accademia della Crusca, con cui collabora saltuariamente; dal 2020 svolge attività di ricerca presso l’Unità locale di Salerno all’interno del Progetto di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale «Atlante della lingua e dei testi della cultura gastronomica italiana dall’età medioevale all’Unità» («AtLiTeG»). È membro dell’Associazione per la Storia della Lingua Italiana, della Società dei Filologi della Letteratura Italiana e della Società di Linguistica Italiana.