trascendentale
Indiceagg. [sec. XVII; da trascendente].
1) In filosofia, ciò che si riferisce al trascendente, ma che ha un uso rispetto al mondo sensibile. § Nella filosofia scolastica, concetto generalissimo che, nell'atto della conoscenza, coglie le determinazioni assolute e fondamentali (ancor più universali delle categorie) dell'essere e delle proprietà essenziali di ogni ente. Questa unità essenziale e necessaria del concetto trascendentale lo pone in rapporto con le determinazioni assolute dell'essere e ha quindi importanza primaria nei pensatori scolastici (da Tommaso d'Aquino a Duns Scoto) per ciò che riguarda la conoscenza del soprasensibile e del divino. San Tommaso classifica i modi trascendentali come: res, unum, aliquid, verum, bonum e li dice impliciti nell'idea stessa di ente. Kant invece, nel porsi la domanda sulla possibilità stessa della metafisica, procede a un'analisi della conoscenza e quindi della struttura conoscitiva dell'intelletto umano indipendentemente dall'esperienza. Conoscenza trascendentale è questo tipo di analisi delle nostre potenzialità e possibilità conoscitive a priori. Trascendentali sono dunque, in Kant, le condizioni stesse, a priori, della conoscenza, che precedono ogni esperienza e conoscenza, ma che le rendono possibili: le forme pure a priori della sensibilità, i concetti puri dell'intelletto (categorie), l'unità dell'appercezione (io penso), l'immaginazione trascendentale, allo stesso modo, verranno detti da Kant trascendentali i vari momenti e le diverse sezioni in cui si articola la filosofia critica: esteticatrascendentale, logicatrascendentale, dialetticatrascendentale; di qui il termine passa all'idealismo classico tedesco.
2) Per estensione, di ciò che va al di là di un certo grado, che oltrepassa i limiti abituali: difficoltà trascendentale. Familiare: niente di trascendentale, niente di particolarmente difficile o niente di eccezionale.