tappéto

Indice

Lessico

sm. [sec. XIII; latino tapētum, dal greco tápēs-ētos].

1) Tessuto di lana, cotone o altra fibra, di spessore piuttosto consistente e per lo più con disegni ornamentali, eseguito secondo una tecnica particolare a mano o a macchina, che si stende per ornamento e maggior conforto su pavimenti, tavoli o pareti: tappeto persiano, orientale; battere, spolverare i tappeti; tappeto verde, quello dei tavoli da gioco; fig., bisca. Nelle loc.: mettere, porre sul tappeto una questione, una trattativa e sim., avviarne la discussione, cercare di risolverla.

2) Per estens., spesso strato che ricopre uniformemente una superficie: un tappeto di fiori; un tappeto erboso. In partic., bombardamento a tappeto, bombardamento aereo effettuato sganciando su una zona del territorio nemico un grandissimo numero di bombe a distanza ravvicinata, in modo da non lasciare alcun punto intatto. Con accezione specifica, in botanica, strato di cellule presente nell'antera, dove circonda il gruppo di cellule archesporiali che con la meiosi daranno origine alle microspore o granulipollinici. Ha il compito di nutrire le microspore in via di differenziamento e quello più importante di apporre sul granulo pollinico la parete esterna o esina formata da sporopollenina.

3) Tessuto speciale, per lo più imbottito, che si stende sul terreno per conferirgli elasticità e facilitare quindi l'esecuzione di alcuni esercizi ginnici. In particolare, imbottitura dello spessore di 10 cm e con dimensioni di 6 ×6 o 8 ×8 m (secondo che si tratti di gare normali o di campionato e internazionali) che permette ai lottatori di eseguire qualsiasi colpo senza pericolo; è posto, per questioni di visibilità per il pubblico, su una piattaforma rialzata; all'esterno del tappeto regolamentare vi deve essere un margine libero di 1 m. Nel pugilato, la copertura del pavimento del ring e per estensione il pavimento stesso: andare al tappeto, essere atterrato dall'avversario; mandare, mettere, costringere al tappeto, atterrare l'avversario; fig., mettere qualcuno nella necessità di cedere, di desistere dalla lotta, dalla competizione: la risposta dell'avversario lo ha messo al tappeto.

Industria tessile

I tappeti prodotti manualmente vengono ottenuti annodando su di un ordito di cotone dei ciuffi di filato intercalandoli con trame di legatura; la qualità viene giudicata dalla bontà delle fibre impiegate e dal numero dei nodi al dm². La produzione industriale dei tappeti li classifica secondo la tecnica di fabbricazione in: tappeti tipo velluto, tappeti tufted, tappeti con legatura a maglia, tappeti non woven. I tappeti tipo velluto si suddividono a loro volta in tappeti a ferri, tappeti a pezze doppie sovrapposte e tappeti di ciniglia. I primi sono costituiti da una catena di fondo che si trova all'interno del tessuto e serve da nervatura e nello stesso tempo dà corpo al tappeto stesso; i fili di catena del pelo legano con il fondo passando al di sotto delle trame che vengono alternativamente passate al di sopra e al di sotto della catena di fondo e vengono trattenute da una terza serie di fili di catena. In questo modo si ottiene un tessuto che ha sulla sua superficie una serie di fili che formano degli anelli, o ricci, oppure una specie di pelo più o meno alto se gli anelli vengono tagliati sulla cima. I tappeti a pezze doppie sovrapposte vengono prodotti con due orditi di fondo e di pelo che si intrecciano con i primi due: la distanza che si ha tra i due orditi di fondo rappresenta il doppio dell'altezza del pelo del tessuto. Man mano che il tappeto viene fabbricato un coltello passa attraverso il centro della doppia pezza e taglia i peli nella loro metà. Per ottenere una superficie coperta di pelo abbondante si impiegano, per l'effetto, filati molto grossi o composti di più capi accoppiati insieme. I tappeti di ciniglia vengono ottenuti impiegando in trama filati di ciniglia alternati con filati normali: la trama si intreccia con due orditi, uno di fondo e uno di legatura. I tappeti tufted vengono ottenuti con speciali telai: su di un tessuto di fondo ad armatura tela, già prodotto in precedenza, vengono introdotti per tutta la sua altezza, mediante aghi simili a quelli delle macchine per cucire, filati di effetto che formano gli anelli; sul fondo del tessuto viene poi applicato uno strato di gomma vulcanizzata. I tappeti con legatura a maglia, conosciuti generalmente con il nome di tappeti puff, vengono prodotti su speciali macchine per maglieria appositamente disposte per la formazione del pelo: con il normale filo di fondo che serve anche da legatura, viene intrecciata la fibra che serve da pelo; il fondo del tessuto viene trattato con soluzioni di lattice per irrobustirlo e per fissare bene il pelo. I tappeti non woven vengono ottenuti incollando su di un fondo di iuta cortissime fibre: queste vengono fatte cadere sotto l'azione di un campo magnetico che le dispone tutte verticalmente al fondo del tappeto.

Arte

In origine il termine indicava tipi di tessuti decorati e variamente colorati usati nell'antichità come arredo ornamentale soprattutto di interni. Furono i tappeti annodati orientali, nei quali alla finalità pratica si unì una certa ricerca estetica, che assunsero per primi interesse artistico, o perché espressioni di arte popolare, o perché esemplari rari di manifatture di corte turche o persiane , alla cui decorazione concorrevano famosi miniaturisti. Assieme alla varietà di procedimenti tecnici (scelta di materie: lana di pecora, di capra o anche di cammello, cotone, seta con inserzione di fili d'oro e d'argento; densità variabile dell'annodatura; tipo di nodo: turco, ghiordes o turkbaff, oppure persiano, senneh o farsibaff; soluzioni di intreccio dei fili ecc.), il tappeto orientale offre una più ricca varietà decorativa e cromatica, pur nella costante tradizione di taluni motivi ornamentali, secondo schemi di disegno e di valori cromatici che riflettono, come per altre manifestazioni artistiche, una tradizione di gusto e di cultura. Dopo l'eccezionale e unico esempio rimasto di tappeto risalente ai sec. VI-V a. C., noto come tappeto di Pazyryk, gli esemplari più antichi conosciuti di tappeto annodato si collocano nel Medioevo e provengono dalla produzione turca del sec. XIII (già variati nella decorazione a motivi geometrici o a raffigurazioni di animali), epoca in cui sensibile era l'influenza selgiuchide verso occidente e alla quale viene attribuita l'introduzione della tecnica dell'annodatura. A loro volta i Selgiuchidi avrebbero derivato tale tecnica dai territori orientali dell'Asia centrale, dove dai sec. XVII-XVIII fiorirono diverse produzioni famose nei mercati occidentali e influenzate in parte dal gusto cinese (la produzione di tappeti cinesi noti risale al sec. XVII e appare ben differenziata nella scelta dei motivi decorativi da quella musulmana). Sviluppi nella storia del tappeto orientale si verificarono nel sec. XV, con la comparsa di nuovi tipi anatolici, come i cosiddetti Holbein e i tappeti da preghiera e con l'affermazione delle particolari produzioni della Persia e dell'Egitto. Nella produzione persiana si definirono i disegni “a medaglione” e a “scene di caccia”; in quella egiziana che trionfò con i tappeti mamelucchi (un tempo chiamati “di Damasco”) si riflettono i caratteri di più antiche tradizioni locali. Nella singolare stilizzazione piatta il motivo animalistico domina, nella medesima epoca, nei tappeti caucasici che svolsero con maggiore coerenza i modi della produzione medievale. Grande importanza assunsero tra il sec. XVI e il sec. XVII i tappeti persiani, che influirono sulle altre produzioni, così su quella caucasica, come su quella dell'IndiaMoghūl. Tale prestigio cominciò a decadere nel sec. XVIII con la scomparsa dei Safawidi, che tanto impulso avevano dato dal sec. XV alle attività artistiche del Paese. Nel sec. XIX si svilupparono nuovi procedimenti tecnici di lavorazione e furono adottati i colori fabbricati in Occidente e per conseguenza tutta la produzione di tappeti orientali andò via via trasformandosi sia nella sua fattura sia nella freschezza dei disegni decorativi, che tuttavia, in modi diversi, sono sempre legati ai classici motivi della più antica tradizione. Dall'Oriente la tecnica dell'annodatura, già nel sec. XII, passò in Europa, dove le prime esperienze di fabbricazione di tappeti annodati furono attuate in Spagna, con chiara influenza selgiuchide e anatolica nella decorazione, dove si sviluppò poi un particolare tipo di nodo “arabo-spagnolo”. Il nodo turco fu adottato invece in Francia, che tra il Seicento e il Settecento detenne il maggior vanto con la produzione di tappeti annodati della manifattura della Savonnerie. Accanto a questa fu attiva la manifattura di Aubusson, i cui tappeti però furono fabbricati secondo i procedimenti della tecnica tessile dei Gobelins. Su imitazione diretta di modelli anatolici si sviluppò nel sec. XVI, in Inghilterra, la fabbricazione di tappeti annodati, con centri di produzione a Exeter, Axminster, Fulham, Moorfields ecc.

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