stivàle

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sm. [sec. XIV; dall'ant. francese estival]. 1) Calzatura di cuoio o altro materiale che copre il piede e parte della gamba. § Lo stivale in feltro o cuoio fu comune a tutti i popoli antichi (Assiri). Presso i Greci fu in uso l'endromis, stivaletto di cuoio o feltro allacciato alla caviglia, mentre a Roma lo stivale fu adottato quasi esclusivamente dai militari. In epoca bizantina si preferì la scarpa bassa o il sandalo, ma lo stivale ritornò come fondamentale calzatura nel Medioevo. Nel Rinascimento furono di moda bassi gambaletti di velluto o feltro, col bordo superiore frastagliato; nel sec. XVII alti e morbidi stivali a forma di imbuto con bordo rivoltato. Nel primo Settecento erano in genere riservati agli ufficiali, ma alla fine del secolo con la Rivoluzione francese lo stivale, che arrivava al polpaccio o al ginocchio, si impose nuovamente. Nel sec. XIX ci fu una tendenza generale verso stivali bassi (stivaletti), che spesso rientravano anche nell'abbigliamento femminile, nel qual caso erano di morbida pelle, allacciati da una fitta fila di bottoni. Appartiene al sec. XX il rilancio dello stivale per uomini e donne di foggia, materiale e lunghezza varia e non solo come abbigliamento sportivo (equitazione, caccia, pesca ecc.).

2) Fig. nelle loc.: lustrare gli stivali a uno, adularlo; rompere gli stivali a qualcuno, popolare, seccarlo, molestarlo; dei miei stivali, della peggior qualità: quel medico dei miei stivali!; lo stivale, la penisola italiana con riferimento alla forma.

3) Fig., anticamente, persona stolta, incapace.

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