sovrimpressióne
sf. [sec. XX; da sovra-+impressione]. Riproduzione su di un medesimo fotogramma di scene, persone od oggetti diversi, o ripresi da punti di vista differenti, mediante esposizione multipla in sede di ripresa o di stampa. Usata come trucco ai primordi, poi come effetto speciale in varie occasioni, la sovrimpressione venne impiegata dagli artisti del muto (V. Sjöström, G. W. Pabst, A. Gance) per rappresentare fantasmi, incubi della psiche, slanci visionari. Con essa, documentaristi come D. Vertov e W. Ruttmann espressero il caos delle grandi città. Con il parlato si affermò anche la sovrimpressione sonora, ma oggi il suo campo sembra limitato ai film del terrore, oppure al cinema d'avanguardia, sperimentale, underground. Se ne fa uso più frequente, comunque, in televisione.