scómbro
sm. [sec. XV; latino scomber-bri, dal greco skómbros]. Nome comune degli Osteitti della famiglia degli Scombridi. Lo scombro comune (Scomber scombrus), detto anche maccarello o lacerto, lungo 40-50 cm, ha corpo slanciato con capo appuntito, bocca ampia munita di piccoli denti aguzzi, coda robusta e forcuta, due pinne dorsali ben distanziate fra loro (quelle ventrali e pettorali piuttosto piccole). Il dorso è verde-blu metallico con striature ondulate più scure, il ventre è argenteo. Gli scombri vivono in branchi e sono voraci divoratori di altri pesci e piccoli animali. Nei mesi freddi si mantengono fra 15 e 100 m di profondità, isolati o in gruppi poco numerosi, ma al primo caldo si portano in acque più superficiali, raggruppandosi a migliaia. Le uova (ogni femmina può deporne fino a 400.000) vengono deposte in acqua dove cadono lentamente sul fondo: qualche mese dopo la schiusa, i piccoli misurano 5 cm; a 2-3 anni, quando raggiungono i 30 cm di lunghezza, sono maturi sessualmente. Lo scombro è diffuso nel Mediterraneo, nel Baltico, nel Mare del Nord e nell'Atlantico settentrionale; viene pescato durante tutto l'anno; le sue carni sono consumate sia fresche sia conservate. Lo scombro spagnolo (Scomberomorus maculatus) ricorda molto le sarde, per il suo corpo lungo (90 cm al massimo) e compresso sui lati, la carenatura del peduncolo caudale e il muso corto. Ha il dorso brunastro, mentre il ventre e i fianchi sono argentei, maculati da grosse tacche nere. Vive nell'oceano Atlantico, pur essendo presente anche nel Mediterraneo, ed è soggetto a un'intensa pesca per la bontà della sua carne.