Lessico

sm. [sec. XIII; latino somnus].

1) Fenomeno biologico periodico caratterizzato dalla perdita della coscienza e dall'interruzione dei rapporti sensomotori che tengono unito il soggetto al suo ambiente: sonno profondo, agitato; essere immerso nel sonno. In particolare: cura del sonno, v. narcoterapia. Fig. in alcune loc.: dormire sonni tranquilli, condurre una vita quieta e senza preoccupazioni; dormire il sonno del giusto, avere la coscienza tranquilla perché onesta; l'ultimo sonno, il sonno eterno, la morte. Per estens., il bisogno fisiologico di dormire: stasera non ho sonno; lasciarsi vincere dal sonno; far venire, mettere sonno, invogliare a dormire e, fig., annoiare grandemente: una lettura che mette sonno.

2) Per analogia, quiete, riposo: il sonno invernale della natura. Fig., stato di inerzia, di inattività: il sonno di uno sperduto paese di provincia.

3) Lett., sogno: “quand'io feci 'l mal sonno / che del futuro mi squarciò 'l velame” (Dante).

4) In medicina, malattia del sonno, v. tripanosomiasi.

Medicina

Tutte le specie animali provviste di un sistema nervoso centrale presentano, secondo un ritmo più o meno regolare, un'alternanza di periodi di veglia e di periodi di sonno. Durante questi ultimi, i centri nervosi entrano in uno stato di apparente quiescenza, che consente però il mantenimento delle fondamentali funzioni fisiologiche, quali la respirazione, la circolazione del sangue, l'attività delle ghiandole endocrine, la termoregolazione ecc. In molte specie animali, anche l'apparato muscolo-scheletrico mantiene un grado elevato di attività durante il sonno; d'altra parte, nell'uomo stesso, un vero rilasciamento muscolare si ha solo durante il sonno profondo. Il ritmo con cui insorge il sonno è generalmente correlato con l'alternanza del giorno e della notte (bioritmo circadiano); in verità, tale coincidenza è osservabile soprattutto nell'uomo adulto, mentre in epoca neonatale e infantile il sonno e la veglia si alternano di solito più volte durante il giorno, analogamente a quanto avviene nella maggior parte dei mammiferi. Circa la finalità il sonno favorisce, senza dubbio, il ristoro dell'organismo affaticato dalle più intense attività fisiche e mentali dello stato di veglia. Non è ancora del tutto noto quali siano le modificazioni funzionali che intervengono a livello dei centri nervosi durante il sonno; si ritiene che esso svolga una funzione di ristoro essenzialmente sulle sinapsi “lente”, quelle corticali, legate alle attività plastiche del sistema nervoso, in particolare ai fenomeni dell'apprendimento. Ciò sembra dimostrato dal fatto che la privazione del sonno determina nell'uomo non solo disturbi psichici ma anche disordini della memoria. Si è già detto che una caratteristica del sonno è la perdita della coscienza; tuttavia la capacità di percezione sensoriale è ancora presente, anche se in forma molto attenuata. Infatti se un soggetto addormentato viene sottoposto a stimolazioni sensoriali di una certa intensità si ottiene il risveglio, a differenza di quanto si osserva nella narcosi e negli stati di coma. Si deve ammettere che, almeno in certe fasi del sonno, permangono anche le funzioni associative più elevate. Di esse è espressione l'attività onirica che, indiscutibilmente, richiede una certa capacità di sviluppare il pensiero. L'alternarsi dello stato di veglia e di sonno è regolato da due sistemi cerebrali antagonisti: la stimolazione elettrica o chimica dei neuroni del sistema del sonno provoca l'addormentamento, mentre la stimolazione del sistema di veglia provoca una reazione di risveglio. Dall'inibizione attiva reciproca di questi due sistemi, siti nel tronco encefalico (il sistema reticolare ascendente mesencefalopontino, attivante la veglia, e il sistema ipnogeno bulbare, inducente il sonno, oltre ad altri centri antagonisti, siti anche al di fuori del tronco), nasce il ciclo sonno-veglia. Tale concetto di produzione attiva del sonno sostituisce la teoria passiva, secondo cui il sonno non è altro che assenza di veglia, in seguito alla cessazione delle stimolazioni provenienti dalla periferia. Infatti, la depressione dell'attività del sistema reticolare ascendente, che mantiene la veglia attraverso l'incessante bombardamento di impulsi ricevuti dalla periferia e tramite le sue connessioni diffuse con la corteccia, non è dovuta solo all'attenuarsi di questo bombardamento centripeto, ma anche a un'inibizione attiva da parte del sistema del sonno. Le ammine cerebrali giocano anch'esse un ruolo importante, essendo il sonno mediato prevalentemente dalla serotonina e la veglia soprattutto dalla noradrenalina. D'altra parte, fattori di ordine psichico influenzano il sonno (nell'80% dei casi l'insonnia è di origine emotiva). È stato dimostrato con la tecnica elettroencefalografica che il sonno di una notte è costituito da una periodica successione di cicli, della durata di più di un'ora ciascuno, che si ripetono quattro o cinque volte in una notte. Ciascun ciclo comprende quattro fasi di sonno sincronizzato, con ritmo alfa o theta o delta. Oltre a queste fasi si ha una percentuale di sonno notturno desincronizzato, o REM. Gli esperimenti in privazione di sonno in individui della specie umana hanno dato i seguenti risultati: dopo cinque giorni la capacità di resistere migliora per una sorta di adattamento. Si hanno un globale scadimento delle funzioni e attacchi sempre più frequenti di sonno leggero. Dopo circa cento ore si ha una grande sindrome psicotica acuta, con deliri, allucinazioni, confusione mentale, perdita del contatto con la realtà. I tipi di sonno più importanti, relativamente alla funzione ristoratrice, sono lo stadio quarto (la fase del sonno più profondo, propria del primo terzo della notte), e lo stadio REM. La paralisi del sonno è un disturbo benigno, che coinvolge presumibilmente la sostanza reticolare, in cui il soggetto mentre cammina è vigile, ma completamente incapace di muoversi per alcuni secondi o più. Se l'individuo viene toccato la capacità di movimento viene ristabilita, ma in ogni caso il movimento si ristabilisce spontaneamente anche senza stimolazioni. Può essere associato a narcolessia o cataplessia.

Etologia

Condizione di quiescenza dell'organismo che normalmente segue un ritmo circadiano ed è associata a immobilità o a scarsa mobilità e a bassissima reattività agli stimoli. Per quanto si sa, il sonno è diffuso fra i Vertebrati, ma ha caratteristiche molto variabili nelle diverse specie; agli estremi, alcuni insettivori dormono per una o due ore al giorno, mentre i bradipi per circa venti ore; analogamente, durante il sonno alcuni pesci possono essere portati fuori dall'acqua senza provocare reazioni, mentre molti mammiferi erbivori, normalmente soggetti a predazione, reagiscono prontamente a stimoli di intensità anche molto bassa. Alcune specie dormono di notte e altre di giorno, ciascuna nel periodo in cui è meno ben adattata a utilizzare l'habitat. Nell'imminenza del sonno ciascuna specie mostra schemi motori tipici. Tutti questi fatti inducono a ritenere che il sonno sia un comportamento controllato da una specifica motivazione. Studi di psicologia animale hanno mostrato che esistono centri del cervello deputati al controllo del sonno e che, almeno nei mammiferi e negli uccelli, durante il sonno hanno luogo un'intensa attività cerebrale e una complessa attività oculomotoria, simili a quelle che compaiono nell'uomo. Funzione del sonno, peraltro non definitivamente dimostrata, era una volta ritenuta il ripristino delle energie spese nel periodo giornaliero di attività; altre funzioni potrebbero essere quella di togliere l'animale dalla situazione di stress che i pericoli ambientali comportano e quella di risparmiarne energia nei periodi in cui non è necessario che l'animale sia attivo.

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