sàrdo
agg. e sm. [sec. XIV; latino Sărdus, sardo]. Proprio della Sardegna: usi, costumi sardi; abitante o nativo della Sardegna; insieme delle varietà dialettali neolatine parlate in Sardegna. Si distinguono quattro gruppi dialettali principali: il logudorese (il più tipico e caratteristico, che conserva le forme più arcaiche), il campidanese, il gallurese e il sassarese (questi due ultimi più vicini ai dialetti corsi meridionali e a quelli italiani). Fra le peculiarità sarde di maggior rilievo basterà ricordare: la diversa continuazione del latino í ē, ŭ ō (fenomeno pressoché unico in tutto il dominio romanzo), la conservazione della pronuncia velare di c e g davanti a i ed e (nuke noce; gheneru, genero), la labializzazione delle labiovelari (kimbe, cinque), il plurale dei sostantivi in -s (omines, uomini), l'articolo determinativo su, sa, sos, sas (dal latino ipsu(m), ipsa(m), ipsos, ipsas), notevoli arcaismi lessicali (domo, casa, iskire, sapere). Per completare il quadro linguistico dell'isola, si noti che ad Alghero si parla catalano, a Carloforte e Calasetta il dialetto genovese e nel nord dell'isola, a partire dal sec. XI, si sono verificate contaminazioni con il toscano.