rivulsivoterapìa

sf. [rivulsivo+terapia]. Metodo di cura attuato mediante l'impiego di farmaci rivulsivi cutanei (detti anche epispastici, irritanti, rubefacenti) per la cura di malattie locali e, più spesso, di organi lontani. Richiamando sangue in regioni lontane e periferiche, i farmaci rivulsivi decongestionano gli organi profondi (per esempio, i polmoni o le pleure nelle polmoniti e nelle pleuriti). La rivulsivoterapia viene pure impiegata per accelerare la guarigione di piaghe o di ferite torpide, per curare eczemi cronici, per stimolare la crescita di capelli o di peli e, in dosi elevate, per provocarne la caduta. Sembra tuttavia che il meccanismo d'azione della rivulsivoterapia non si limiti alla decongestione di organi malati, ma sia ben più complesso; qualsiasi irritazione cutanea, infatti, ottenuta con l'applicazione di sostanze chimiche, o con agenti fisici, può stimolare le terminazioni nervose sensitive e vegetative provocando riflessi idonei a modificare lo stato funzionale degli organi e dei tessuti malati, accelerandone di conseguenza la guarigione.

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