rituale

Lessico

agg. e sm. [sec. XVIII; dal latino rituālis, da ritus, rito].

1) Agg., proprio del rito; conforme al rito: formule rituali; cerimonia rituale. Per estensione, conforme alla prassi o all'uso, consueto: si scambiarono i rituali convenevoli.

2) Sm., il complesso delle formule e degli atti prescritti per lo svolgimento di un rito; il complesso dei riti propri di una religione: rituale ambrosiano. Per estensione, libro liturgico contenente le norme proprie di un determinato rito: Rituale romano.

3) Nelle nevrosi compulsive, sintomo psicopatologico consistente nella necessità di compiere coattivamente certi gesti (per esempio, calpestare le intersezioni tra le mattonelle, accertarsi un numero fisso di volte di aver chiuso una porta, ecc.).

4) In etologia, qualsiasi comportamento evolutosi per ritualizzazione; per esempio, rituale di sfida, sequenza di esibizioni fra due contendenti che misurano le rispettive forze prima della lotta; combattimento rituale, forma di lotta incruenta in cui le armi sono usate in modo da non recare seri danni all'avversario; è solitamente preceduto da intense esibizioni di minaccia.

Religione: il Rituale romano

Libro liturgico ufficiale della Chiesa latina, contenente le cerimonie per l'amministrazione dei sacramenti e dei sacramentali, le varie benedizioni, ecc. Costituito in origine da una raccolta di manuali (vademecum sacerdotali scritti da privati per uso privato), fu redatto e pubblicato nel 1586 dal cardinal Santoro. Paolo V lo promulgò nel 1614 con la costituzione Apostolicae sedis. Una nuova edizione riveduta del Rituale romano fu poi promulgata da Benedetto XIV con il breveQuam ardenti (1752). Nel 1947 venne introdotto l'uso di rituali bilingui: al testo latino era affiancata la traduzione nella lingua nazionale del Paese in cui il rituale veniva usato. Il Concilio Vaticano II ha ordinato la revisione di tutti i riti e questi sono entrati nell'uso per quanto concerne il battesimo, il matrimonio e i funerali.